Il Messaggero (U.Trani) – «Fai il furbo, ancora». Dzeko sbotta, guardando Spalletti. E alza la mano sinistra, nel cielo stellato di Pescara, per mandare a quel paese il tecnico. Il capocannoniere, a digiuno allo stadio Adriatico, non accetta la sostituzione. Così saluta Grenier a bordocampo e si infila nel tunnel che porta negli spogliatoi. Lucio fissa Edin, ma resta muto. E’ il minuto 26 della ripresa, la Roma è avanti 4 a 0 e soprattutto a più 4 sul Napoli. Il caso c’è, in tutta la sua inutilità, soprattutto in piena volata Champions e dopo il 5° successo consecutivo in trasferta.
MOTIVAZIONE CONDIVISIBILE – «Tranquillo, non parlo». Dzeko lascia lo stadio Adriatico con il muso e rigorosamente a bocca chiusa, rispettando il silenzio imposto dalla società. Monchi, al debutto da ds a Pescara, scopre subito la Roma e la prima grana. Se il capocannoniere si limita a firmare gli autografi, Spalletti inizia il suo show subito dopo la partita, litigando anche con un suo ex giocatore, Panucci, che lo definisce «poco corretto per aver tolto Dzeko che è in lotta per la classifica marcatori…». Il tecnico alza la voce. «Solo un allenatore limitato può decidere così, io ho fatto altre valutazioni. Prima di darmi dello scorretto chiedimele…». «Mi hai offeso dicendo che sono limitato…», ha rilanciato Christian. La difesa di Lucio non fa una piega: «E’ l’unico centravanti a mia disposizione e quindi va preservato». Ma presto il toscano si placa. A Panucci dice: «Ti voglio bene, Christian». Che risponde: «Mi piace litigare con te». Lucio amplia il suo discorso: «Incasso offese tutto l’anno, sono maturissimo. Dzeko è grosso, avevo paura prendesse la via della panchina. Siamo entrati nello spogliatoio, ci siamo baciati… Se capisce il senso e il ruolo suo e il mio, diventa più facile. Altrimenti è uguale: lo cambio perché senza di lui non possiamo giocare e va tenuto da parte per la Lazio, il Milan e la Juve». Cerca addirittura di scherzare, prima di tornare a casa per chiudere il caso: «Io un po’ furbetto lo sono, mi conosce bene. Mi ha mandato anche a quel paese? Allora dovrò rivedere bene… Io, comunque, quando fa gol vado ad abbracciarlo».
SUCCESSO PESANTE – «E’ una delle vittorie più importanti della stagione» avverte Spalletti. Che non torna sulla frase detta alla vigilia, utile per far credere a un suo possibile ripensamento, cioè di restare a Trigoria anche senza vincere niente. Ma il concetto e simile: «E’ un risultato eccezionale arrivare secondi. Per questi risultati qui si inverte facilmente il pensiero futuro… Questo è un traguardo che i miei giocatori meritano. Abbiamo confronti di grande livello con squadre di qualità. Il Napoli fa vedere di essere temibilissimo, ma quattro punti non sono pochi, ci possiamo permettere due pareggi e restare avanti. Ma loro possono vincerle tutte, come noi. Il risultato è stato raggiunto in maniera corretta, anche grazie alla condizione ritrovata, fino al quattro a zero. Ora abbiamo settimane per poter lavorare bene e mettere a posto la tattica e il fisico». Dà il benvenuto a Monchi: «Non ci ho mai parlato per il momento. Tutti dicono che è un grande professionista e la società è stata brava a portare a casa una pedina importante. Ci sarà modo di conoscerci».