Corriere dello Sport (R. Maida) – Uno stadio di nuovo lì, ai suoi piedi. Genoa e la Coppa Italia, Fiorentina e il campionato. Cambiano gli invitati, la festa è sempre sua. E lui, il campione di qualità e altruismo, cosa ti fa? Indica apertamente il compagno in difficoltà, Tammy Abraham, dopo il primo assist e anche dopo il secondo, per condividere con l’Olimpico pieno i meriti e la felicità. Un gesto che dimostra un feeling ritrovato, anche a livello umano, tra i due attaccanti. Tutto giusto e tutto bello, d’accordo.
Ma viene da chiedersi cosa sarebbe la Roma senza Paulo Dybala. E dove potrebbe essere se Dybala avesse giocato tutte le partite, o comunque non si fosse assentato per un mese e mezzo a causa dell’infortunio. I numeri sono una sentenza: con 10 reti segnate tra campionato e coppe, 7 delle quali in campionato, Paolino sta trascinando la squadra. La sua media-punti, proiettata su 38 giornate, varrebbe il secondo posto.
Nel finale Mourinho ha richiamato tutti e due in panchina per riservare loro un minuto di meritati applausi. E nel contempo ha regalato l’esordio in Serie A al nuovo arrivato Solbakken, che da oggi diventa uno degli attaccanti da tenere in considerazione per le prossime partite. Almeno nel secondo tempo.
Dybala si è goduto la passerella, intuendo che la sua condizione stia raggiungendo livelli adeguati. In campo a volte si prende delle pause, come per esempio fa il dio Messi nell’Argentina, ma tutto è funzionale al raggiungimento dell’equilibrio di qualità.