La Repubblica (M. Juric) – Obiettivo raggiunto. Vittoria contro l’Udinese e sorpasso in classifica ad Atalanta e Fiorentina. Roma quinta a meno tre dalla zona Champions. Tutto secando copione, nonostante un inizio di secondo tempo che ha fatto arrabbiare e non poco José Mourinho.
Poi è arrivato il gol di Dybala (è il numero 4.500 della storia della Roma in Scrie A) che ha risolto tutti i problemi. El Shaarawy ha chiuso i conti, facendo esultare l’allenatore con tanto di abbraccio con un raccattapalle: “la prima persona che ho trovato, menomale che era un bambino e non un poliziotto – ammette ridendo lo Special One – ma esultanza è stata tutta per il gol che ha chiuso la partita. Con i cambi avevamo perso l’organizzazione sulle palle inattive e solidità difensiva. Dopo il 3-1 mi sono rilassato ed ho esultato“.
Ieri sera la famosa cattiveria chiesta da Mourinho non è servita per vincere contro l’Udinese. Tornerà utile più avanti, a patto che quel mood chiesto dal portoghese ai suoi ragazzi venga recepito dalla squadra: “Di solito bandito ci nasci, non ci diventi – conclude sorridendo – io sono nato decisamente bandito del calcio. I miei calciatori? Cerco di influenzarli. Vediamo se ci riuscirò”.
Paulo Dybala bandito non lo è e mai lo sarà. Contro l’Udinese un gol, un assist e il tempo anche per una polemica dopo le ultime settimane sottotono: “L’esultanza con il dito sulla bocca? C’è gente che par-la troppo senza motivo – sottolinea l’argentino – Sono venuto a Roma per fare bene e cerco di ricambiare l’amore che questa gente mi dà. Vorrei rimanere nella storia del club, ma con un trofeo”.