Corriere dello Sport (C. Zucchelli) – A Torino vogliono davvero bene a Paulo Dybala. Lo rispettano i tifosi del Toro, lo adorano quelli della Juventus. Lo capisci, lo senti, lo respiri, nelle strade e nei bar dove ci sono le sue maglie, spesso accanto a quelle di Del Piero o Vlahovic. L’affetto per Dybala, è forte anche all’Allianz Stadium: i tifosi lo applaudono quando entra per il riscaldamento e in partita. Tutto bello, tutto dolce, ma poi, appunto, c’è la partita. E quella di Paulo dura una mezzora abbondante. E non è che sia da ricordare.
La scelta di preferirgli Soulé, evidentemente, si fa sentire. Il volto scuro con cui arriva allo stadio è tutto un programma, poi però durante l’ora in cui non gioca si vede più sereno: paria con Zalewski, con De Rossi e con Baldanzi, si riscalda. Quando entra non riesce ad incidere: tocca pochi palloni (15), la magia non si accende e le gambe faticano a girare anche se la grinta ce la mette visto che vince 3 duelli. Non lo aiuta la Roma che è nella fase più delicata della gara perché la Juve, complici i cambi di Motta, spinge e pressa. La squadra giallorossa è così costretta a sistemarsi nella propria metà campo.
Non potrà lavorarci a Trigoria in questa sosta, però. Perché sia lui sia Dybala partiranno per l’Argentina: compagni nella Roma, compagni in Nazionale, amici sempre ma pure rivali sempre. Se però a Buenos Aires non è un problema così grande perché ad ora nessuno dei due è titolare. A Roma De Rossi dovrà trovare il modo di farli convivere o, almeno, coesistere sfruttandone a pieno le potenzialità. Senza far immalinconire nessuno dei due. Se con il giovane Soulé è più semplice, la sensazione è che con Dybala ci sia ancora strada da fare. Un po’ allenatore e un po’ psicologo: non è facile ma De Rossi ha le chiavi per risolvere la questione.