Corriere dello Sport (R. Maida) – Non giocava una partita intera da tre mesi e mezzo, quando doveva ancora elaborare il lutto dell’addio alla Juventus. È tornato a farlo nella serata più difficile e imprevedibile per la Roma, sconvolta e travolta da Udogie e Samardzic, Pereyra e Deulofeu, senza smettere mai di creare e sprintare, con l’animo di chi non accetta di essere sovrastato.
Paulo Dybala è stato l’esempio virtuoso di una partita viziata, la guida tecnica di una squadra che aspettava da anni un calciatore capace di indicarle la retta via. Non devono perciò stupire gli elogi che gli ha riservato ancora una volta Mourinho: Paolino “l’artista”, come lo ha ribattezzato, ha incassato l’ammonizione ingiusta di Maresca ma ha continuato a sprigionare talento al servizio dei compagni, purtroppo non abbastanza lucidi e brillanti per accoglierne i suggerimenti.
Si è sbracciato incessantemente per dettare i passaggi, spiegare i movimenti, scuotere dal torpore. Non è bastato a Udine, dove comunque è stato il migliore dei suoi, ma servirà in futuro. Non devi avere la grinta di Gattuso o l’aggressività di De Rossi per essere un leader.
Dybala per la Roma sta diventando un punto di riferimento attraverso la qualità del gioco. Mourinho lo ha ringraziato anche alla Dacia Arena riservandogli un caldo abbraccio, perché si è reso conto che buona parte del destino della squadra dipenderà da lui. Anche domani sera a Razgrad, salvo problemi o ripensamenti dell’ultim’ora, Dybala giocherà dal primo minuto.