La Repubblica (M. Pinci) – Ci sono occasioni in cui la soluzione ha la stessa faccia del problema. Il rigore che le consegna tre punti contro il Lecce toglie alla Roma Paulo Dybala, e non serve un alchimista per capire come sia lui, finora, ad aver tirato fuori l’oro da una squadra che più crea meno sembra in grado di segnare. Neanche il tempo di godersi il settimo gol nelle ultime 8 gare che il fiato s’è fermato: Paulo è uscito dall’Olimpico in lacrime (“Mi fa malissimo“, il labiale che non lascia dubbi), il fisioterapista Martinelli a tenergli sul quadricipite sinistro un impacco ghiacciato.
“Sta male, per non dire molto male“, ha confermato Mourinho, “difficile rivederlo nel 2022“. Certo è soprattutto grazie a lui se in una stagione indecifrabile la Roma è lì, a lottare con le primissime: un punto meno di Milan e Udinese, due meno dell’Atalanta. Dybala e Smalling nel 2-1 contro l’Inter, Smalling e Dybala nel 2-1 di ieri al Lecce. Una compagnia di (buona) ventura, un sistema collaudato ed efficacissimo. Per il difensore inglese è il 3° gol in campionato: da solo, ha segnato più di Abraham e di tutti gli altri calciatori offensivi insieme, da Zaniolo a Pellegrini, Belotti, Shomurodov.
La Roma però i suoi problemi li ha, se in superiorità numerica per 70 minuti ha avuto bisogno di un rigore — anzi, di un vero e proprio rigorino — per vincere, sciupando occasioni con Zaniolo, Zalewski, Abraham.