Corriere dello Sport (R. Maida) – Se non parla mai, nemmeno quando regala foto e sorrisi ai tifosi, le possibilità sono due: non c’è niente da dire, è tutto a posto, sono felice e spensierato;  ci sarebbe molto da discutere ma è meglio tenere tutto sotto traccia perché si risolva velocemente.

Partiamo da un presupposto tecnico: la clausola rescissoria, che gli permetterebbe di liberarsi per 12 milioni a patto di firmare per una squadra non italiana, scade il 31 luglio. Cioè tra quattro giorni: il tempo stringe per una svolta improvvisa, che cancellerebbe in poche ore il patto di stabilità stipulato con Mourinho. Dybala ha incassato 6 milioni per la prima stagione con la Roma e altrettanti, proprio grazie ai bonus maturati al 30 giugno 2023, ne guadagnerebbe ogni anno fino alla scadenza del contratto. Era negli accordi, non c’è stato bisogno di alcuna trattativa perché l’adeguamento è scattato in automatico.

Negli emolumenti fissi già oggi Dybala è il calciatore più pagato dell’organico, davanti a Pellegrini e Abraham. Ma i procuratori, guidati da Jorge Antun, vorrebbero un ulteriore sforzo dai Friedkin sfruttando il brivido della necessità: la Roma sa che non può perdere Dybala, soprattutto a tre settimane dall’inizio del campionato. Mourinho la prenderebbe malissimo. E non solo lui.

Tiago Pinto, sbarcato nel ritiro in Algarve martedì sera, sperava di poter chiudere la vicenda in tempi ragionevoli, incontrando lo staff di Dybala e proponendo un ritocco blando, una puntina di acido ialuronico sul contratto. Con prolungamento fino al 2026 e rimozione della clausola rescissoria. Ma non è così semplice sistemare le cose. Bisogna parlare ancora. Tenendo presente da una parte la centralità del giocatore e dall’altra gli equilibri finanziari del club che non può aumentare il monte ingaggi complessivo nel rispetto del regolamento Uefa. L’ingaggio record della storia del la Roma è l’ultimo erogato a Edin Dzeko: 7,5 milioni netti più i bonus. Potrebbe essere quello il punto in cui le esigenze collimano.