Corriere dello Sport (C. Zucchelli) – Cinque mesi fa Daniele De Rossi diventava ufficialmente l’allenatore della Roma. Il terremoto provocato dall’addio di Mourinho fu placato solo dal ritorno a casa di una delle bandiere più amate dai tifosi che poi, mese dopo mese, mattone dopo mattone, ha smesso di essere – solo – una bandiera ed è diventato il tecnico a cui affidare la Roma del presente e soprattutto del futuro.

I conti sono facili: la stella della squadra è Dybala che ha una clausola da 12 milioni: a luglio potrebbe andar via da Trigoria in un batter d’occhio. Ma la sensazione è che non succederà. L’altra star è Svilar: il contratto sarà rinnovato fino al 2029, lo stipendio diventerà importante, piace in Premier e in Germania ma per la Roma non si muove.

Non si muoveranno neppure i quattro italiani Pellegrini, Mancini, Cristante ed El Shaarawy, impegnati all’Europeo così come Paredes in Coppa America. Rimarranno Bove e Baldanzi, con quest’ultimo chiamato alla stagione della consacrazione. Se, ovviamente, Angeliño appena riscattato rimarrà, a destra la situazione è complicata. Celik e Karsdorp sono in bilico, con Ghisolfi che spera di monetizzare e liberarsi, come nel caso dell’olandese, di stipendi che gravano sul bilancio.

In bilico Smalling: offerto in Arabia, non è facile da piazzare. Hummels è più di una suggestione a parametro zero, ma serve prima liberarsi di uno stipendio come quello dell’inglese. Da verificare il futuro di Aouar. sarà salutato senza rimpianti. Da capire anche cosa ne sarà di Zalewski: dovrebbe rimanere, in caso di offerte la Roma si siederà ad ascoltare.

Con Rui Patricio, Llorente (lui spera di tornare), Spinazzola, Kristensen, Sanches, Huijsen, Azmoun e Lukaku che non faranno parte della rosa del prossimo anno, la priorità è trovare squadra a Belotti, Solbakken e Shomurodov. E sperare, infine, che le sirene inglesi per Abraham diventino concrete e si trasformino in soldi (almeno 25 milioni)
da poter reinvestire.