Il Messaggero (S. Carina) – Sedici minuti più 5 di recupero. Tanto sono bastati a Dybala per tornare a sentirsi un calciatore. Uno come Paulo è vivo soltanto quando gioca. Anche se entra sul 3-0 a partita ampiamente archiviata. L’assist con un colpo sotto, poi sprecato da Mc Callister, è bastato per lanciare un segnale. Della serie: ok, c’è la divinità Messi, ma se serve in finale io sono pronto.
Soltanto la cavalcata entusiasmante della Selección, ad un passo dal suo terzo mondiale, ha evitato che si accendessero i fari sul mancato utilizzo di Dybala. Tuttavia qualche articolo – sui quotidiani Olè o sulla Nación, giornale generalista di riferimento a Buenos Aires – è comunque apparso. La domanda che si ponevano in Argentina era la stessa che ha catalizzato l’attenzione a Roma: possibile che un calciatore della qualità di Dybala non giochi mai?
Un quesito al quale proprio la Nación nelle ultime ore ha provato a dare una spiegazione, riprendendo un’esilarante teoria elaborata da un utente di Twitter che ha iniziato a spopolare in Argentina dopo la vittoria dell’Albiceleste ai rigori contro l’Olanda. Al fischio finale, infatti, il figlio di Scaloni, Ian, è entrato in campo per festeggiare la vittoria con il padre. E ciò che più ha attirato l’attenzione è stata l’inaspettata somiglianza che il bambino ha con Paulo. Da lì è stata partorita la fantomatica teoria che l’attaccante della Roma sia il figlio di Scaloni venuto dal futuro e che abbia perlopiù il compito di guidarlo nelle scelte per non interrompere la linea temporale con conseguente eliminazione dell’Argentina.
L’argentino diventa così l’ultimo giocatore della Roma a prendere parte ad una finale di Coppa del Mondo. Gli ultimi furono De Rossi, Perrotta e Totti nel 2006 nel successo azzurro a Berlino. E chissà che la finale di Doha non gli regali un ruolo da protagonista in corsa. Mourinho lo aspetta.