Corriere dello Sport (R. Maida) – Sembra impermeabile visto da lontano, quasi indifferente a ciò che lo circonda, attento a trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Chi raccontava Artem Dovbyk come un centravanti d’area di rigore adesso può affermare di averlo un po’ capito: nove gol su undici sono derivati dal suo opportunismo. La sensazione però è che Dovbyk abbia tra le doti naturali anche la potenza in progressione e la precisione nel tiro di sinistro.
Venerdì, dopo la conferenza stampa, gli abbiamo domandato come mai non festeggi più quando segna, la massima espressione emotiva di un centravanti: “All’inizio esultavo. Da un po’ non mi sento di farlo perché a essere onesti non sono contento di come sto giocando. Aspetterò tempi migliori, nuove occasioni con la Roma”. Ad esempio? “Quando farò tripletta festeggerò“. Troppo, su: “Alla prossima doppietta“.
Affare fatto anche se un eventuale gol in un contesto decisivo, magari in Europa, sarebbe magari sufficiente ad anticipare i tempi della felicità. Siccome non capita spesso di parlargli, era giusto utilizzare la circostanza per capire quali difficoltà abbia trovato nei primi mesi in Italia: “Sono andato a guardare un grande centravanti del recente passato, Edin Dzeko. Se non sbaglio nella sua prima stagione segnò 10 gol in 39 partite. Poi negli anni a seguire fece cose eccezionali”. Non sbaglia Dovbyk, ottimo studente di statistica. I due attaccanti tra l’altro si sono scritti su Instagram qualche settimana fa, nel momento più difficile: Dzeko lo ha rincuorato, spingendolo a non mollare.