La Gazzetta dello Sport (A. D’Urso) – Amore a prima vista sotto il sole di agosto. Come quando nel 2015, a scendere dalla scaletta di un aereo atterrato all’aeroporto di Fiumicino, fu Edin Dzeko, il “Cigno di Sarajevo” , l’ultimo grande attaccante della storia. Nella sfida ambiziosa per diventare decisivo e vincente come il bosniaco, Artem Dovbyk ha finalmente abbracciato la città, la sua nuova squadra e l’allenatore Daniele De Rossi. Iniziando ufficialmente un percorso che guarda al futuro e apre un largo orizzonte di cinque anni: lunghi come quelli del suo contratto in giallorosso firmato ieri, gli stessi che bastarono all’illustre predecessore per salire sul podio dei cannonieri di sempre (119 gol) dietro a Francesco Totti e Roberto Pruzzo.

Atterrato a Ciampino (come l’estate scorsa Romelu Lukaku) alle 11.47 di ieri, l’ucraino è stato accolto da duecento tifosi che gli hanno riprodotto in scala quello che potrebbe succedere presto all’Olimpico. Cori, urla, incitamenti, di fronte ai quali l’attaccante, con la mano sul cuore, si è molto emozionato, ringraziando con ampi gesti la sua nuova gente. Ad accompagnarlo a bordo di un volo privato da Girona allo scalo romano, l’agente Alex Liundovskyi, la Ceo giallorossa Lina Souloukou e il d.s. Florent Ghisolfi. Poi l’ex Girona ha svolto le visite mediche e, nel pomeriggio, ha incontrato De Rossi a Trigoria (la squadra aveva già svolto l’unica seduta in programma del mattino), che per primo l’aveva intrigato al telefono dieci giorni fa parlandogli col suo spagnolo fluente della grande opportunità rappresentata dalla Roma.

Un’intesa al primo sguardo tra capocannoniere dell’ultima Liga e l’allenatore da cui può nascere davvero l’asse vincente per traghettare la Roma in una dimensione da top club, come chiede il proprietario Dan Friedkin. Che nella difficile trattativa per l’attaccante ha giocato peraltro un ruolo chiave, convincendo in prima persona al telefono l’a.d. del City Football Club (che controlla il Girona) Ferran Soriano, con cui ha eccellenti rapporti. E ad uno come Artem, già abituato a stupire, per nulla sopraffatto dalla potenziale grandezza della sua fama a Roma, la sfida Champions della prossima stagione sembrerà un obiettivo quasi fisiologico. Al primo anno in Spagna con la maglia del Girona, il gigante ucraino ha segnato 24 gol, una cifra record come quella che centrò un altro predecessore e idolo del passato, Andryi Shevchenko, alla prima stagione col Milan in Serie A.

Potenza e classe che si rinnovano alle latitudini di Roma, in un ideale passaggio di consegne tra bomber ucraini e, soprattutto, tra due talenti dai destini incrociati. Non a caso, è stato proprio Sheva l’uomo della svolta per Artem, nel momento in cui lo convocò per la prima volta in Nazionale da c.t. dell’Ucraina nel 2021 dopo il gran numero di reti realizzate dal bomber con la maglia del Dnipro. Un po’ la stessa dinamica vissuta a sua volta da Sheva nel 1999, quando vestì la maglia rossonera grazie anche alla scuola del maestro Valeriy Lobanovski, il Colonnello della Dinamo Kiev che tanto influì nell’ascesa di Andryi.