Il Messaggero – “Doping in mano alla mafia”

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Il Messaggero – (E. BERNARDINI) – Dai palazzi del potere ai campi di calcio. Passando per le pista in terra battuta. I tentacoli della mafia non affondano solo nel cuore delle istituzioni, ma spalancano anche gli armadietti dei farmaci vietati che gonfiano le gambe degli atleti e smuovono un volume d’affari da capogiro. Il grido d’allarme arriva direttamente dal generale dei Carabinieri e comandante dei Nas, Cosimo Piccinno, intervenuto ieri al convegno Coni ‘Lotta al doping, peculiarità normative e strategie di contratti: aspetti giuridici e operativi: «Ci preoccupa il dato in crescita legato ai medicinali illegali contraffatti, anche attraverso la vendita on-line. Dietro la filiera dei farmaci contraffatti c’è la criminalità perché i ricavi sono enormi. Un euro investito su uno stupefacente rende 16 volte, sui farmaci 2500. Il giro d’affari accertato è di 50 miliardi l’anno». Niente più incontri in zone isolate con la paura di essere colti in flagrante: oggi, a fare da raccordo tra chi vuole comprare un farmaco e chi lo vende, sono gli angoli buii del web, difficili da scovare. «È nata la figura del cyber pusher», ha detto il generale di divisione Piccinno, che ha anche parlato espressamente di «mafia, n’drangheta, mafia giapponese, cinese, russa”. Le farmacie online sono “circa 40mila – ha spiegato il militare – l’acquisto di farmaci è anonimo, facile, e i prezzi economici, abbattuti anche del 60%-70%. Non c’è supervisione e c’è un elevato rischio contraffazione». Importante da questo punto di vista la politica dei controlli: «Oggi la pianificazione avviene con scelta mirata, dal gennaio 2013 grazie all’attività di militari qualificati con master “ispettore investigativo antidoping”. Questi i dati: 4397 denunciati, 612 arrestati, oltre 2 milioni e mezzo di fiale sequestrate. Con indicazione dei NAS la percentuale di positivi sale da 2% a circa il 13%».

LE ISTITUZIONI La lotta al doping è un argomento che sta molto a cuore al Presidente del Coni, Malagò che da quando è stato eletto si è sempre esposto in prima linea: «L’argomento lo sto aggredendo, nessuno lo ha fatto come l’ho sto facendo io, anche nelle scuole e nelle università». Ma il mondo dello sport per lottare in modo efficace ha bisogno di un aiuto esterno ribadisce il numero uno dello sport italiano: «Io penso che nel mondo dello sport, tante leggi dello stato dovrebbero cambiare perché sono anacronistiche e forse anche sbagliate, una ad esempio quella del professionismo. In attesa che questo un giorno si possa avverare, io penso che la parola integrazione (l’obiettivo del Coni è di integrare il sistema antidoping italiano con nuove professionalità, ndr) vuol dire molto, non è abbastanza ma ci saranno novità salienti in questo senso».

I NUMERI Basta scrivere comprare anabolizzanti su un qualsiasi motore di ricerca che immediatamente spuntano 80 mila risultati in italiano. Ciclismo, atletica, calcio, tennis il fenomeno del doping arriva ovunque e non si persegue solo il campione affermato ma anche il soggetto che va nelle palestre, per dare un messaggio diverso. Dal 1° luglio 2013 al 30 giugno 2014 sono stati disposti 116 deferimenti, negli ultimi 5 mesi ben 103. Numeri che vengono snocciolati dal Procuratore Capo della Procura Antidoping del CONI e Vice Procuratore Generale della Corte dei Conti, Tammaro Maiello che poi ha spiegato come siano state valorizzate anche le tecniche di audizione: «Prima l’atleta veniva e raccontava la sua versione. Oggi vengono preparate domande circostanziate, sulla base della lettura approfondita degli atti. In questo ambito abbiamo utilizzato anche l’uso del questionario con persone all’estero». Proprio come è avvenuto recentemente negli interrogatori di Alex Schwazer e Carolina Kostner. Un’idea arriva direttamente da un ex atleta come Massimiliano Rosolino: «Bisognerebbe fare l’antidoping subito dopo la gara, rinviando al giorno successivo la premiazione».

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