La Gazzetta dello Sport (F. Licari) – «Pensate alle vostre azioni e a cosa ne penserebbero gli amici, i parenti, il calcio. Serve un cambio culturale» è stato l’urlo pacato, e per questo ancor più assordante, di Domenico Scala al Congresso di Zurigo. Rivolgendosi a chi in nome della Fifa ha commesso reati penali, e reati contro il calcio, il presidente del comitato di controllo ha fatto l’ultimo disperato, inutile tentativo di restituire etica a un’istituzione che da tempo ha perso non solo l’etica. Pur nella tempesta di quei giorni, però, mai Scala avrebbe immaginato di doversi presentare in conferenza, dopo l’addio di Sepp Blatter, per spiegare che toccherà a lui guidare quest’araba fenice del processo di riforme. E che sarà lui al centro delle attenzioni da oggi al Congresso straordinario elettorale.
A CALCIO LA DOMENICA Nato a Basilea nel 1965, svizzero italiano, una moglie e due figli, Scala non ha un passato da calciatore: gioca a pallone, sì, ma con gli amici la domenica pomeriggio. Nel suo curriculum numerosi incarichi di prestigio, soprattutto con multinazionali farmaceutiche e alimentari, prima della chiamata della Fifa nel maggio 2012 giusto per il nuovo comitato. Laureato a Basilea in economia, con specializzazione in finanza aziendale, ha studiato anche a Londra (Business school). Parlando del suo ruolo a Zurigo, aveva detto: «È una supervisione e un controllo sulle attività della Fifa, che si cerca di far rispettare attraverso standard operativi». Incarico che ha dovuto affrontare molti ostacoli in questi ultimi anni.