Dolcetto o scherzetto per Juric?

Pagine Romaniste (L. Cacciatore) – Finora il sapore prevalente è stato l’amaro in bocca, altro che il dolcetto! Dai tifosi passando per i tesserati, compresi sponsor e certamente anche i dirigenti, di streghe se ne sono viste fin troppe. 

Un Halloween interminabile sin da inizio stagione, per la sua notte ufficiale del 31 ottobre propone a Juric una partita che ha tutti i sentori dello scherzetto. Novanta minuti come ultima chance. E contro chi se la gioca il secondo allenatore stagionale della Roma? Con il suo passato, ovviamente. Quel Torino a cui ha dato davvero tanto negli ultimi anni. 

I Friedkin per ora confermano l’allenatore, ma la vittoria è l’unica opzione possibile per un possibile prosieguo, anche se, già così suona già di condanna vada come vada.

 La stagione horror fin qui della Roma (terrificante nell’ultima prestazione al Franchi contro la Viola) fa gridare a gran voce ai tifosi con due voci contrapposte: chi evoca la resurrezione di De Rossi, chi chiede un nuovo nome. Di voci a sostegno del povero Juric se ne odono poche. 

Di certo le responsabilità non sono e non possono essere tutte sue, ma la sua ricetta di certo non ha sortito effetti fin qui. 

Difficile approfondire l’avversario in un contesto come questo, perché oggi come mai la Roma giocherà contro se stessa, contro i propri demoni. 

Siccome per il suo attuale allenatore si tratterà anche della sfida amarcord, ecco lo spunto rilevante di questa partita. 

Lo stato di salute degli avversari

 Juric sponda Toro è un romanzo lungo tre anni, una parte importante della sua carriera archiviato dal subentro di Paolo Vanoli. In questi casi – anche se nessun lo confesserebbe nemmeno sotto tortura, figurarsi in una conferenza stampa – l’allenatore è mosso da un grande spirito di rivalsa nei confronti dei precedenti datori di lavoro. 

Essere sulla panchina della Roma oggi gli offre questa opportunità, per cui le motivazioni si raddoppiano. 

Nel raffronto tra i due allenatori c’è il presente e il passato del Torino, accumunato però da una ferrea dottrina del lavoro. Vanoli oggi è la scelta di rottura proprio in relazione alla filosofia di gioco di Juric.  La nuova formula del 3-5-2 targato Vanoli è figlia della contrapposizione rispetto al dogmatico 3-4-2-1 che il croato ha esportato anche a Trigoria.

Ma il calcio non è mero algoritmo degli schemi di gioco. La dottrina di Juric è un calcio fisico, aggressivo, di posizione. Vanoli predilige un gioco più elaborato, in cui la coralità di una difesa a zona diventa anche il fulcro della gestione palla. Ad oggi questo cambiamento ha giovato in casa Toro, e se Juric spera nel miracolo per la sua permanenza alla Roma, Vanoli è invece chiamato alla continuità. 

Gli alti e bassi stagionali del suo Toro generano un diagramma sostenibile per una società che certamente vive di meno pressioni perché guidato da ambizioni più contenute. 

Se Juric si sta abituando a leggere sui giornali i nomi dei sostituti papabili (il ritorno di De Rossi già detto ma anche un clamoroso revival di Ranieri sono gli argomenti da bar capitolini). Vanoli arriva a questo match molto più sereno. Anzi: nonostante lo sciagurato infortunio di Zapata, Vanoli ha la consapevolezza di un attacco comunque temibile dalla sua. Domani sera l’ex Sanabria sarà ancora una volta il punto di forza a sostegno di Adams

Per il resto l’avversario è assolutamente alla portata della Roma, ma il contesto e le motivazioni come sempre potrebbero fare la differenza. Sperando di porre fine alle streghe, nella notte delle Streghe. 

AMARCORD

15 maggio 1983: che la festa abbia inizio. Per esorcizzare spiriti e spiritelli, meglio affidarsi a un’altra festa in cui la notte d’Ognissanti non c’entra nulla. Era la festa in casa per il secondo scudetto già messo in tasca sotto la guida dell’indimenticabile Liedholm. Una vittoria proforma che però ha reso ancora più lieti i festeggiamenti. Le reti di Pruzzo, Falcao e Conti chiusero la stagione dando al via al lieto evento.

Foto: [Michael Campanella] via [Getty Images]

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