«Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono”. Parola di José Saramago, il Nobel portoghese per la letteratura) che dicono sia misteriosamente caro al d.s. della Roma Sabatini. Così come tanto caro al d.s., e questo non è un mistero, è un giocatore che è all’inizio del suo viaggio nella Roma, nonostante sia a Trigoria da un anno e mezzo, e che riprende il cammino proprio domani. Contro l’Udinese, contro la squadra che ha affrontato al suo debutto in giallorosso, 4 mesi dopo l’arrivo a Trigoria a costo zero (esclusa una commissione da un 1,5 milioni all’intermediario Calenda). Dall’Udinese all’Udinese, i 500 giorni di Dodò sono stati un mix di sensazioni, emozioni, parole e opere e che Saramago, da comunista tutto d’un pezzo, forse si sarebbe rifiutato di santificare. «Con lui ha detto Sabatini si è avuta poca pazienza. Sono convinto che sia un grande giocatore».
Luci e ombre Finora però l’intuizione del d.s., perfetta con gente come Marquinhos e anche Lamela, nonostante le difficoltà inglesi, non è stata ancora confermata dai fatti. Era il 28 ottobre 2012 quando Zeman, sorprendendo tutti, decise di schierarlo per la prima volta con la maglia della Roma. Veniva da mesi d’agonia, Dodò, che sembrava incapace — anche per i pesantissimi carichi di lavoro del boemo — di mettersi alle spalle il grave infortunio al ginocchio che, a soli 19 anni, ne aveva quasi compromesso la carriera. Quella sera la Roma perse 32, Dodò giocò un’ora: partì bene, ma dopo qualche minuto andò in debito d’ossigeno e si ritrovò in crisi: «Ma con lui — ammonì Sabatini — serve pazienza».
L’equilibrio Di sicuro non ce l’aveva Zeman, al contrario di Garcia: appena 5 le presenze con il boemo in campionato (a cui si sommano le 6 con Andreazzoli), già 13 quelle con il tecnico francese. Diventato titolare per necessità dopo l’infortunio di Balzaretti, Dodò ha trovato f iducia, anche se tatticamente non riesce a dare quell’equilibrio in fase difensiva necessario in una squadra come la Roma. Le amnesie ci sono state, ma ci sono state anche le giocate d’attacco.
La panchina Prima dell’infortunio, dopo 8 partite di fila, Garcia lo aveva però lasciato in panchina a Verona: scelta tecnica, dettata da motivi fisici. Dopo tanti mesi passati a giocare col contagocce, Dodò iniziava a sentire la fatica e i suoi muscoli, infatti, non hanno retto. A Napoli è tornato tra i convocati, ma è andato in panchina. Domani il rientro in campo. Viste le non perfette condizioni di Romagnoli, Dodò è in pole per riprendersi il posto da titolare. E per riprendere quel viaggio appena iniziato.
Gazzetta dello Sport – C.Zucchelli