Il figlio del mai dimenticato Dino Viola, Riccardo, parla a Rete Sport del padre scomparso 21 anni fa: “Uno degli aspetti positivi di Dino Viola era il non essere un romano, ma un innamorato di Roma. Il momento dello scudetto deve essere visto come la crescita di una società che parte nel 1979 e vince dopo quattro anni. La nostra era un’azienda familiare, non c’erano i capitali di una multinazionale, bisognava quindi pensare e progettare qualcosa di diverso. Siamo stati la prima società a registrare un marchio grazie anche a Gilberto Viti, responsabile della biglietteria. Mio padre è diventato poi scomodo per molti: le sue battaglie, le sue innovazioni, il tesseramento di Cereo come esempio. Mancava solo lo stadio“.
Infine Riccardo Viola parla dell’avvento dei grandi imprenditori: “Mio padre sportivamente parlando è morto al punto giusto, se fosse rimasto avrebbe portato la Roma al fallimento perché da solo non ce l’avrebbe fatta in un calcio così diverso. Per lottare da solo avrebbe perso“.