Da un lato un diesel che travolge con metodo ogni ostacolo, dall’altro un congegno oliato che si muove sprigionando folate a intermittenza con effetti devastanti. Juve e Roma sono forti, orgogliose, vincenti in maniera differente e, anche oltre i pronostici, già hanno istaurato una dittatura che restringe la lotta scudetto.
Gemelle diverse in una traiettoria simile, a tre passi dallo scontro diretto del 5 ottobre, primo test di una sfida che durerà fino a maggio. Juve e Roma sono infatti a punteggio pieno con tre successi senza gol subiti pur con una difesa senza qualche pedina fondamentale. In Champions esordio vittorioso in casa: lineare quello col Malmoe, straripante quello con il Cska Mosca. La Juve ha superato indenne lo choc dell’addio di Conte, sostituito dal polso sereno di Allegri il cui no alla Roma diede l’avvio all’avventura Garcia. L’anno scorso la differenza l’ha fatta la concentrazione e la continuità del carrarmato juventino, al terzo scudetto di fila con Conte. La Roma, col ritorno in Champions, ha virato la sua campagna acquisti inserendo, oltre a Iturbe, un serie di stagionati campioni che hanno rafforzato la rosa sopperendo alla partenza di Benatia. Le rose ora sono strutturate per il doppio impegno e l’abilità di Allegri e Garcia, finora, è stata quella di gestire il turnover , a differenza ad esempio del Napoli di Benitez. La Juventus sta vincendo sempre senza Pirlo, Barzagli, con Vidal e Morata a mezzo servizio; la Roma non ha ancora Strootman, deve scontare gli infortuni di Castan, Astori, Iturbe e ora De Rossi. Ma di queste assenza pesanti non si è accorto nessuno.
Allegri sfrutta gli inserimenti di Caceres, Ogbonna, Evra, Romulo, Coman; Garcia ha mandato in campo 19 giocatori ruotando tutto il tridente d’attacco con Totti utilizzato col contagocce. Ma i perni sono a centrocampo: Marchisio e Nainggolan, teoriche riserve di Pirlo e Strootman, hanno trascinato le due squadre con cuore, muscoli e determinazione risultando decisivi. Proprio l’inserimento di Marchisio al posto di Pirlo ha cambiato anche la strategia della Juve: avvolgente e un pò meno tecnica (salvo le geniali intuizioni di Pogba) con Tevez devastante in zona d’attacco anche in una posizione a svariare e che ha cambiato dall’anno scorso gli schemi d’attacco della Juve. Come Gervinho nella Roma, l’unico intoccabile, che con le sue incursioni spezza le difese avversarie. E proprio la presenza delle due frecce (l’altra è Iturbe) impone la strategia: lungo possesso palla per cercare varchi, poi rapidi e micidiali incursioni saettanti, che non perdono d’intensità quando giocano Destro, Florenzi e Ljajic.
La differenza dei due stili è data anche dalle statistiche: simili il possesso palla (intorno al 60% con punta del 70 per la Juve col Chievo) e i passaggi riusciti (tra il 70 e l’80%) ma la supremazia territoriale è maggiore per i bianconeri (51′ contro 37′ nelle tre gare) ed è dovuta alla diversa filosofia: attacco sistematico ma meno ossessivo di quello con Conte per la Juve, pause col controllo palla e ripartenze improvvise per la Roma. Ora lo scontro del 5 ottobre darà una prima risposta al quesito se la Roma abbia ridotto il gap. Le due squadre ci arriveranno con un percorso omogeneo. La Roma affronta il Parma di Cassano mercoledì, poi il Verona di Toni sabato. Martedì poderoso esame Champions in casa del City che già non può permettersi incertezze. Un pò come l’Atletico di Simeone che riceverà gli juventini dopo la sorprendente sconfitta con l’Olympiacos. I bianconeri prima ospiteranno il Cesena e poi giocheranno a Bergamo. Nervi calmi, controllo delle partite, gestione del turnover, compattezza dei reparti sono le armi che Juve e Roma devono sfoderare per continuare a dominare la scena e presentarsi agguerrite al big match dello Juventus stadium.
ANSA