Temi conosciuti, altri meno, alcune informazioni inedite. A tutto campo, tra passato, presente e futuro. Tom DiBenedetto, e con lui la sua Roma, sbarca in Europa. Per ora, perché l’obiettivo è molto di più: giallorosso senza confini, che tocchi tutti i continenti. E allora c’è da spiegare il perché dell’investimento sul club della Capitale, la situazione trovata, quella da sviluppare e il piano.
Che, come si è ormai ampiamente compreso, è aziendale, da super-marchio. Senza trascurare però il campo, i risultati, perché senza di questi non si può ottenere il pass, il primo appeal nei confronti di tifosi e appassionati. Se la squadra va bene, il rilancio aziendale e la globalizzazione del brand legato alla Roma sarà più facile, almeno inizialmente. E allora ecco la spiegazione, convinta, sentita, che le scelte fatte finora rappresentano il meglio, sotto tutti i punti di vista, economico e sportivo. Il tutto, perché no, anche con un pizzico di sentimento: ché una città come Roma, si sa, a trasportarti ci mette un attimo, e Tom, a giudicare dalle espressioni del viso mentre parla, se l’aspettava fino a un certo punto. Da capo di una grande compagnia ha idee chiare, sul breve, medio e lungo periodo. O meglio, derby, prospettive triennali e stadio di proprietà. […]. Il club giallorosso fa parte di quella schiera di squadre su cui un grande investitore straniero ha deciso di puntare. […]
Mr. DiBenedetto, facciamo un primo bilancio a pochi mesi dalla sua entrata in scena. E’ felice di aver comprato la Roma?
«Assolutamente sì, sono straconvinto di aver fatto la scelta giusta. La Roma è un brand già conosciuto in tutto il mondo ».
Ma se è già conosciuto allora il progetto di internazionalizzazione in cosa consiste?
«Intendo dire che tutti conoscono Roma e in molti, nel mondo, hanno studiato la sua storia. E’ da sempre una delle città più visitate. […]. Roma ha una opportunità di mercato immensa, se legata al buon business. Lavoriamo sui margini di sviluppo, vogliamo eliminare i confini, arrivare a livello globale. In più abbiamo rapporti con diplomatici delle ambasciate e una serie di relazioni internazionali: quando questi uomini tornano negli Stati Uniti diventano veri e propri ambasciatori di Roma».
Intenzioni valide, non c’è che dire. Ma “ buon business” significa soltanto buon affare?
«No, significa che le potenzialità vanno sfruttate secondo logiche aziendali, ben definite. Finora la Roma è stata troppo legata a una gestione provinciale. Per la situazione che abbiamo ereditato non siamo riusciti a muoverci subito come volevamo, non abbiamo potuto adottare una politica troppo aggressiva per ragioni di bilancio. Serviva e serve una visione costruttiva. E su questa strada lavoreremo» .
Come si sviluppa un club come il suo?
« Puntando soprattutto sul marketing. Partendo, ovviamente, dal web. Abbiamo da pochi giorni puntato sui social network, Twitter e Facebook: in poche ore i contatti sono arrivati a quota settantamila…» .
Il suo essere americano può fare da traino per il disegno che ha in mente?
«Anche negli Stati Uniti le chances che ha la Roma sono grandissime. Ci possono essere tantissimi nuovi fan giallorossi. Stiamo già creando, anche grazie ai manager della Raptor, alleanze e partnership. E’ già previsto che presto ottomila ragazzini di squadre giovanili giochino con la maglietta della Roma, e in cinque stati diversi. Il calcio in America piace, i bambini lo conoscono anche per i giochi elettronici. E poi in televisione il canale Espn trasmette le partite europee. Pensate che anche i miei cinque figli conoscono il calcio e gli piace tantissimo. […]».
Tanta roba davvero. Dove sarà la Roma tra tre anni?
« Sarà prima di tutto una squadra in grado di entusiasmare i propri tifosi. I nostri giovani saranno cresciuti e saranno la nostra vera forza. La speranza è che giocheremo la Champions League e allora sì che potremo arrivare ovunque. Dopo l’America anche all’Asia, un altro mercato a cui punteremo» .
Il fair play finanziario è un tema attualissimo. Che cosa ne pensa?
«Inizialmente secondo me sarà soprattutto un vantaggio per i grandi club che dispongono già di introiti alti. Ma il potenziale di mercato di cui ho parlato permetterà alla Roma di avere dei benefici anche con il fair play finanziario. Siamo a favore e pronti alle nuove regole ».
I passi successivi?
«Lo stadio, senza dubbio. Il nuovo impianto rappresenta una priorità economica assoluta. Vogliamo uno stadio fatto apposta per il calcio, che abbia i tifosi vicini al campo, dove i tifosi possano trasferire la propria energia ai giocatori in campo. Questo può essere un vantaggio per una squadra, soprattutto nelle partite in cui la squadra sarà stanca e avrà bisogno di una spinta in più, di nuova energia» .
E l’Olimpico?
« Non è di nostra proprietà, e quando una cosa non è tua hai un potere limitato. Vogliamo lavorare con il Coni per migliorare la situazione e aumentare gli introiti. Non sarà possibile ammodernarlo. E’ lo stadio Olimpico e così rimarrà, sperando che Roma possa ospitare le Olimpiadi del 2020. Oltretutto ci sono anche altri problemi… » .
Quali?
« La difficoltà di poter controllare il flusso economico generato allo stadio, proprio perché non siamo i proprietari. E poi l’Olimpico è condiviso anche con l’altro club di Roma: inevitabilmente qualsiasi operazione è rallentata perché uno può essere d’accordo e un altro no. Comunque non è un problema condividerlo con la Lazio, anche in america succede lo stesso con i New York Giants e i Jets dividono lo stadio, e funziona. […]» .
Il progetto tecnico si sta sviluppando secondo gli auspici?
« Sì, siamo molto felici di come stanno andando le cose. Anche perché i risultati sono la prima cosa, tramite le vittorie si conquistano sempre più tifosi e anche il piano economico ne trae beneche ficio. Le due cose sono strettamente legate e noi siamo partiti proprio dal campo. La crescita della squadra è stata molto soddisfacente. […] Ma d’altronde, con i professionisti che abbiamo scelto non poteva essere altrimenti » .
A chi si riferisce?
« Baldini, Sabatini e Luis Enrique. Il primo tra pochi giorni sarà con noi a tempo pieno. Il direttore sportivo è un esperto formidabile nella scoperta e nella valorizzazione di giovani talenti. Il tecnico lo siamo andati a prendere a Barcellona perché figlio di una scuola ci piace, che alla base ha il duro lavoro e il gioco di squadra. E’ un modello, uno stile, che piace tanto anche ai tifosi, lo hanno dimostrato aspettandoci, senza metterci fretta » .
Quindi Luis Enrique gode della massima fiducia della dirigenza?
« Fiducia? Di più. Sono sempre stato convinto del nostro allenatore. Credo che sia molto competitivo, estremamente intelligente e un gran lavoratore. Lui dà tanto e chiede altrettanto ai suoi giocatori. Credo in Luis Enrique e, cosa che apprezzo, credo che il suo approccio sia rimasto sempre coerente » .
Che rapporto ha DiBenedetto con Totti?
«Sono un grande ammiratore di Francesco. Lui è un simbolo. Sono molto contento del modo in cui sta lavorando tutta la squadra: da Francesco Totti in giù c’è grande impegno. Ma credo che il capitano, probabilmente, è stato quello che ha lavorato più duramente di tutti, così come si è visto nelle ultime due partite che ha giocato, in cui è stato davvero eccezionale. E’ un esempio che trascina anche i giocatori più giovani con la sua professionalità. E’ un vero leader».
Tra dieci giorni affronterà il suo primo derby da presidente. Come si sente?
« Quella contro la Lazio è una partita speciale, lo so. L’altro giorno Walter Sabatini mi ha chiesto se avessi capito cosa rappresentasse davvero il derby a Roma e a cosa potesse essere paragonato: io ho risposto che penso sia simile ad una “battaglia”. […]. La mia speranza naturalmente è che la Roma possa vincere, ma so che entrambe le squadre daranno tutto per ottenere i tre punti».
A gennaio la Roma comprerà ancora?
«Dipende da quello di cui avremo bisogno. Al momento siamo molto contenti dei giocatori che abbiamo e dal livello di gioco che stiamo raggiungendo passo dopo passo. In estate sono arrivati undici giocatori nuovi che devono ancora conoscersi al meglio tra di loro. Comunque vedremo, è ancora presto per parlarne. Per ora siamo contenti degli acquisti fatti».
Corriere dello Sport – Alberto Ghiacci
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