Unico rappresentate di un club italiano al meeting annuale organizzato nella sede del Chelsea per parlare di fair play finanziario, DiBenedetto ha riproposto il suo progetto legato alla Roma: trasformare il club in un marchio globale, allestire una squadra di giovani di talento e costruire uno stadio di proprietà. Se sull’ultimo punto è consapevole che «ci vorranno dai 3 ai 5 anni», per quanto riguarda gli altri due, i primi passi sono stati già compiuti. La squadra lo sta soddisfacendo: «Sono sempre stato convinto del lavoro di Luis Enrique, ora ancora di più. Totti? Un esempio, ha sposato il progetto». E sui nuovi arrivati: «Sono giovani talenti che possono sbagliare ma che cresceranno. Altri acquisti a gennaio? Dipende da quello di cui avremo bisogno».
Di certo la Roma ha necessità di «ritrovare la Champions – spiega DiBenedetto (oggi in volo per Boston, ndc) – ma questo non perché altrimenti non riusciremmo ad effettuare ulteriori finanziamenti. Siamo strutturati in modo tale da poter sopperire anche a questi introiti. Purtroppo l’eredità che abbiamo trovato non ci ha permesso in estate di prescindere dal bilancio». Postilla sul derby: «Sabatini mi ha chiesto cosa avessi capito di questa gara, gli ho risposto che è simile ad una guerra civile». Gaffe corretta poco dopo con il termine «battaglia». Intanto la Consob ha approvato il documento di offerta relativo all’Opa avente ad oggetto 43,6 milioni di azioni ordinarie di A.S. Roma S.p.A. Il periodo di adesione avrà inizio il 13 ottobre e terminerà il 3 novembre con la Neep che riconoscerà 0,6781 euro per ciascuna azione.
Il Messaggero – Stefano Carina
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