Di Francesco: “Zaniolo va mantenuto con i piedi per terra. La 10? Non me ne frega nulla”, De Sanctis: “Kolarov si è confrontato con me, Totti e De Rossi” – FOTO

Pagine Romaniste – Nel corso della giornata odierna, Eusebio Di Francesco e Morgan De Sanctis, allenatore e team manager della Roma, hanno partecipato alla VI Edizione del Corso per Team Manager. Il corso rientra all’interno delle iniziative di formazione proposte dalla AS Luiss e mira a realizzare una formazione professionale qualificata con l’obiettivo di formare la figura del Team Manager. Presente anche Guglielmo Stendardo, ex calciatore e atleta Luiss.

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Ore 17.00 – Il primo a prendere la parola è Guglielmo Stendardo: “Lo sport è la mia vita quotidiana. Grazie alla LUISS che mi permette di continuare a fare parte di questo mondo. L’obiettivo è di creare figure professionali qualificate nel mondo dello sport. Anche Di Francesco è partito come team manager e oggi sta facendo una grande carriera. De Sanctis è il vero collante tra squadra e società. Ha le caratteristiche perfette per il ruolo di team manager“.

Ore 17.30 – Inizia il suo intervento Morgan De Sanctis: “È la seconda volta che sono qua. L’anno scorso sono andato via con un po’ di insoddisfazione, avrei voluto far capire meglio di cosa si tratta quando si parla di team manager. Vorrei che alla fine di questo discorso gli studenti siano convinti di aver fatto la scelta giusta. Due anni fa giocavo al Monaco ed ero il secondo portiere. L’anno prima a malincuore ho lasciato la Roma, c’erano due portieri forti e sono dovuto andare via. Monchi l’avevo conosciuto a Siviglia come giocatore, mi telefonò dopo Roma-Genoa, il giorno dell’addio di Totti, credevo volesse farmi tornare a Roma come calciatore. Quando ci siamo visti, mi ha spiegato che non avrei dovuto giocare. È stato duro da accettare, ma poi mi ha spiegato che figura stesse cercando. Una figura che lo rappresentasse quando era assente. Un motivo di orgoglio per me, non ho avuto un attimo di esitazione, sia perché tornavo alla Roma sia perché me lo ha chiesto lui, in cui nutrivo grande fiducia. Così mi sono trovato a fare il team manager. Posso dire che la realtà ha superato l’immaginazione. Molti, quando sei calciatore, ti dicono che il dopo sarà duro. Mi sono trovare a fare la vita delle persone normali. Da calciatore sei impegnato 3-4 ore al giorno, poi curi la tua famiglia e i tuoi hobby e stai attento a non fare stupidaggini. Fare il team manager non è esclusiva di chi ha avuto uno spogliatoio di alto livello. A livello di nozioni ho dovuto imparare abbastanza. Non avevo tutte le conoscenze necessarie. Chi studia in questo corso avrà queste nozioni. La parola umiltà è fondamentale in questo lavoro. Il team manager è come un hamburger, viene compresso dall’alto al basso. Ho tre referenti: allenatore, amministratore delegato e direttore sportivo. Tutto quello che serve a squadra e allenatore passa a me e io lo giro alla società. Io mi trovo nel mezzo. La Roma è una società strutturata in maniera importante. Ho a che fare con tutto l’ufficio stampa, il marketing, chi si occupa del magazzino e della manutenzione di Trigoria, con Roma Cares, con i Roma Club ecc. Ci sono dei rischi in questo ruolo, non bisogna perdere la credibilità e la fiducia da parte di tutti. Ti scontri con le esigenze di più corpi e ti devi sforzare a portare queste persone sulla stessa lunghezza d’onda. Rischi di essere considerato una spia. Sei il rappresentante della società, devi curare gli interessi delle persone che a volte non coincidono con quelli della società. È un discorso delicato. Importanti sono i dirigenti, che devono legittimarti. Sei un portatore di decisioni. Non giudicate mai le decisioni rispetto a chi le riceve o le subisce, altrimenti non farete mai i suoi interessi. Non mi sono mai permesso di fare giudizi personali e mai succederà. Il team manager deve essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire. Devi essere sempre disponibile. Poi c’è la comunicazione. Da giocatore vestivo casual. Quando sono diventato team manager ho cambiato abbigliamento per far capire ai miei ex compagni che non ero più uno di loro. È importante sapere sempre cosa dire, quando dirla e a chi dirla. Il secondo argomento è l’organizzazione. Si deve organizzare tutto, trasferte, ritiri, biglietteria. Pensando alla biglietteria mi viene un po’ il prurito, ci vuole tanto lavoro. Un altro tema è quello burocratico. I rapporti con la Uefa, la Figc o la Lega, è stato molto difficile, ho dovuto studiare. Nei momenti delicati, poter dare il giusto suggerimento ai protagonisti è importante. Racconto un episodio: Sampdoria-Roma dell’anno scorso. Strootman è stato protagonista di un errore dell’arbitro. Avevo due opzioni, spiegare a Kevin che l’arbitro aveva sbagliato e far si che venisse espulso per la sua reazione incontrollata, o dire una mezza bugia a fin di bene. Ho scelto la seconda. Il quarto punto è l’educazione. Si deve conoscere la storia del club per poterla trasmettere. Dovete essere educatori, anche lavorando nei settori giovanili. Ho tre figlie femmine, pensavo di non dover mai gestire un figlio calciatore, invece mia figlia maggiore ha deciso di diventare portiere. Non volevo mai andarla a vedere, un giorno sono dovuto andare. Lei ha preso tre gol in maniera un po’ imbarazzante, come nei peggiori incubi. Un genitore ha iniziato a parlar male di lei, io pensavo di essere su ‘Scherzi a Parte’. O scappavo o provavo a educarlo. Ho scelto la seconda, gli ho detto che questo tipo di consigli avrebbero dovuto darli i dirigenti. Nella Roma i calciatori appena arrivano firmano un regolamento interno. Il regolamento interno deve essere rispettato, se così non fosse c’è la gestione delle multe. Nonostante abbiano stipendi importanti, anche quando ai calciatori tocchi il portafoglio non la prendono bene. Noi mandiamo tutti i fondi a Roma Cares. Non è vincente chi arriva primo, ma chi va oltre i propri limiti. È un concetto universale valido sia nel lavoro che nella vita“.

Ore 17.55 – Prende la parola Eusebio Di Francesco: “Ai calciatori dico che quando si invecchia si accorcia la lingua. L’allenatore è importante perché vuole che tutto vada nel migliore dei modi. L’attenzione del team manager è nella preparazione di una settimana, quotidianamente, anche nel giorno di riposo degli atleti. È determinante che si prepari ogni situazione. Infatti sto rompiscatole di Morgan mi manda messaggi anche a mezzanotte e mezza e spesso faccio finta di non rispondere (ride, ndr). Io l’ho fatto in maniera diversa, dovevo stare vicino ad allenatore e squadra. Non ho scelto subito di fare l’allenatore, è arrivato dopo. Non lo sentivo e dopo tre mesi ho avvertito la società che sarei andato via. È stata una grande esperienza e conosco le difficoltà. De Sanctis vorrebbe fare l’allenatore ma non ci capisce niente (ride, ndr). Ieri abbiamo avuto una discussione tattica con Morgan, ma abbiamo sdrammatizzato. La capacità del team manager è portare il sorriso nella squadra e al proprio allenatore e loro ci riescono anche se a volte mi fanno arrabbiare. A volte De Sanctis ha preso responsabilità per me, come io ho preso le sue. Ci sta anche Gombar, che farà questo lavoro a livello top. Gestire i calciatori in diritti e doveri non è facile“.

Ore 18.15 – Inizia una sessione di domande e risposte con gli studenti.

Ore 18.16 – Domanda per De Sanctis: Come avresti gestito Totti nel momento del suo addio?
Il ruolo di team manager non mi permette di dare giudizi che non siano gli stessi della società. Quello che posso fare è dare il mio giudizio ai dirigenti prima che una decisione venga presa. Per fortuna stavo a Montecarlo in quel momento. Ho un rapporto meraviglioso sia con lui che con Spalletti. Essere stato fuori era un bene. Il team manager che c’era si è tenuto a distanza da questa situazione.

Ore 18.17 – Domanda per Di Francesco: Darete la maglia numero 10 a Zaniolo?
Questo riguarda la società, bisogna mantenere il ragazzo con i piedi per terra. La differenza la fa l’equilibrio. Non si smette mai d’imparare, questo vogliamo far passare a Zaniolo. Della maglia numero 10 non me ne frega niente, non conta sulla crescita. E comunque va guadagnata e c’è ancora tanta strada.

Ore 18.18 – Domanda per De Sanctis: Come si gestisce la crescita di Zaniolo?
Al team manager arrivano informazioni. Capisce come cambia lui e come cambiano i componenti della squadra. Poi si fanno valutazioni, le fanno l’allenatore e la società. Vorrei parlare dei social. Quando scrivete qualcosa sui social, tracciate la vostra storia, quando andrete avanti qualcuno la guarderà. Sulla maglia 10 da dare a Zaniolo non se n’è mai parlato. Però sono usciti dei post di 4-5 anni fa, quando lui aveva 14 anni, e questo deve farvi capire quanto è importante.

Parla nuovamente Di Francesco: “Vi faccio una predica. In questo posto a volte si esagera con i giudizi, bisogna dare tempo e non smettere di impegnarsi“.

Ore 18.25 – Domanda per De Sanctis: Il team manager ha influenza nelle scelte di mercato?
Il team manager raccoglie informazioni. Per la mia sensibilità di ex calciatore so cosa vuol dire per qualcuno approcciarsi al mercato e lo sa anche il mister. Quando un calciatore dice qualcosa tu lo senti e le comunichi, ballando su un equilibrio particolare. A volte da calciatore mi dicevano che ero un uomo società e mi arrabbiavo, ma da un certo punto di vista mi rendeva orgoglioso. Non si deve perdere la fiducia dei giocatori sennò nello spogliatoio non ci puoi più stare. Un esempio: ho legato molto con De Rossi, per questioni anagrafiche non è che frequenti tutti fuori dallo spogliatoio. Prima uscivamo io e lui, adesso ci siamo imposti di non vederci più tanto, perché avendo ruoli diversi non è adeguato. Monchi mi ha detto subito: “Ricorda che non sei più calciatore”.

Ore 18.27 – Domanda per De Sanctis: Come avete gestito la situazione legata a Kolarov?
Essendo un professionista di livello e di età avanzata, c’è stato un confronto con il team manager. Poi si è confrontato con l’allenatore, con il direttore sportivo e con i compagni. Il confronto più importante è con De Rossi e Totti. Alla Roma ti spiegano come comportarti per avere meno pressioni possibili. Per questo è importante conoscere la storia del club. Io non mi sarei mai permesso di dire qualcosa a Kolarov di mia volontà. Lui è venuto per sfogarsi, è stato un momento delicato.

Ore 18.30 – Domanda per De Sanctis: Com’era Gigi Riva in Nazionale?
Era come un confessionale, era un riferimento per tutti. Questo ruolo nella Roma piano piano lo sta prendendo Totti. Ha rappresentato la Roma da giocatore nel miglior modo possibile e ora continua a mettere a disposizione la sua esperienza. Totti sta iniziando un percorso nella Roma. Se hai fatto il calciatore ad alto livello fino ad una certa età vuol dire che ti ci sei dedicato tanto e non hai preparato altro. Lui ha il vantaggio di essere romanista dentro.

Ore 18.35 – Domanda per Di Francesco: Come gestite le pressioni?
Ho la fortuna di avere ottimi addetti stampa che mi fanno capire le situazioni. Ho la forza di ascoltare e non leggere. Anche perché magari oggi senti una cosa e domani un’altra. C’è un grande errore: le mie responsabilità erano enormi anche a Sassuolo, cambiano solo i contesti. Anche lottare per salvezza è una responsabilità. Sì ingigantisce solo quello che c’è intorno a noi. A Sassuolo c’erano numeri diversi, magari qui piaccio e non piaccio a molte più persone, ma il lavoro è sempre quello.

Risponde anche De Sanctis: “Quando si gioca in un posto come Roma, dall’esterno arrivano feedback che se le cose vanno bene sono troppo positivi, e se vanno male sono troppo negativi. Se si è bravi a isolarsi c’è più armonia. Le infiltrazioni sono continue, ma l’obiettivo è isolarsi, leggendo un po’ meno e ascoltando un po’ meno. Zaniolo fa quello che fa e il giorno dopo alcuni giornalisti pubblicano quello che ha postato 5 anni fa. Si può cancellare il profilo ma le cose restano. Per questo è importante isolarsi. Non tutti remano nella stessa direzione, dobbiamo sforzarci“.

Ore 18.40 – Domanda per De Sanctis: Come vi relazionate a livello umano con i giocatori?
Io ho parlato del regolamento. Gestire i ritardi, indumenti lasciati in giro, peso eccessivo, uso dei telefonini nei momenti sbagliati… Noi siamo fortunati ad avere ottimi esempi in squadra per i più giovani. Mettere i soldi delle multe in Roma Cares è un po’ una strategia, così sono più disposti ad accettare una sanzione. Se qualcuno prende più multe perde la stima dei compagni, questa è la multa più grande. A volte sono bravi ad autodisciplinarsi. Sono stato molto orgoglioso quando la mia società l’anno scorso ha preso la decisione di mettere fuori rosa Nainggolan per l’episodio di Capodanno. Quel segnale alla squadra ha dato molto di più di quello che istantaneamente sembrava avesse tolto.

Ore 18.45 – Domanda per entrambi: Quali caratteristiche deve avere un bravo team manager?

De Sanctis: “Leadership necessaria ad ogni livelli. Sono responsabile dei magazzinieri, dei fisioterapisti e dei ragazzi che lavorano con me. Poi l’allenatore e il direttore sportivo sono i miei leader, mai bisogna oltrepassare le gerarchie. Bisogna sempre prendere decisioni mettendo al corrente chi sta sopra“.

Di Francesco: “Deve saper stare al suo posto, parlo da allenatore. A volte è capitato che abbiamo preso decisioni. Ma per fortuna non ho problemi da questo punto di vista“.

Ore 18.55 – Domanda per Di Francesco: Come si gestisce il legame studio-sport?
Io sono andato poco a scuola perché volevo avere la volontà di giocare a calcio, sbagliando. Magari ho cercato di recuperare tutto insieme. Però la cultura è libertà di pensiero e questo è molto importante. Lo studio e la cultura aprono la mente.

Ore 19.00 – Prende la parola Stendardo prima che si concluda l’evento: “Di Francesco al Perugia faceva la formazione al posto di Colantuono, era un allenatore in campo“.

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