Il Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo) – Tornare a Roma ha sempre un fascino particolare. Gli amici sono andati a trovarlo in albergo, sono quelli di quasi venti anni fa. Il gioielliere, l’immobiliarista, l’ex vicino di casa. Eusebio Di Francesco aveva scelto Roma per viverci, ma poi il calcio lo ha portato in giro per l’Italia e nella Capitale ci torna ormai quasi solo per giocare le partite. Oggi affronta la Roma. Quando ha smesso di fare il calciatore ha fatto per un anno il team manager con Spalletti, poi ha capito che la sua strada era un’altra. Oggi alla guida del Sassuolo vuol provare a fermare la Roma che punta allo scudetto. Se la viene a giocare come ha fatto in passato: in due volte all’Olimpico non ha mai perso. E la Roma che ha ammirato contro il Barcellona non gli fa paura: «Ho visto un’ottima squadra, non voglio dire grande, ma dal punto di vista del temperamento e dell’applicazione mi è piaciuta».
Qualcuno dice che abbia fatto troppo una partita di contenimento…
«A volte è l’avversario che ti abbassa. Il Barcellona è la squadra che ha più qualità di palleggio al mondo, era inevitabile abbassarsi. E’ stata una partita di sofferenza, ma determinate gare vanno affrontate così. La Roma ha dimostrato di aver capito la lezione con il Bayern e ha giocato una partita diversa».
Come è cambiata la Roma rispetto alla passata stagione?
«Ha maggiori doti tecniche, ha cambiato nei ruoli dove aveva bisogno di più qualità, ha grandissime alternative nelle fase offensiva. Forse sono un po’ corti a centrocampo, ma davanti hanno attaccanti per giocare in tutti i modi. A partire da Dzeko, che per me è fortissimo».
La Roma ha trovato il centravanti che mancava dai suoi tempi, dai tempi di Batistuta…
«Mancava un centravanti con quella struttura. A me il pennellone non piace, lui ha la forza, l’agilità, la tecnica, sa giocare con tutti e due i piedi. Dovrà trovare la continuità di rendimento, ma è un giocatore con straordinarie qualità».
Florenzi ha fatto un gol che resterà nella storia. Ci vuole coraggio, incoscienza, tecnica o cosa altro per fare un gol del genere?
«Ci vuole tutto. Puoi calciare bene e il pallone può uscire di mezzo centimetro. Ci vuole un pizzico di fortuna. Ha fatto una giocata straordinaria, per il pensiero, per come era messo con il corpo, per la forza che ha dato alla palla. Florenzi è un giocatore straordinario per come sa stare in campo. Dove lo metti sta. Sa far tutto e bene. E’ il prototipo del calciatore che ogni allenatore vorrebbe avere».
Lei nel Sassuolo ha giocatori così versatili?
«No, io ho Vrsaljko (ride, n.d.r), no, non ho giocatori con queste caratteristiche. Infatti quelli che hanno certe caratteristiche giocano nelle squadre importanti».
A proposito di Vrsaliko, non ci sarà per squalifica…
«Almeno non fa rigore… Anche questa è una battuta. E’ un giocatore che abbiamo voluto trattenere a tutti i costi, nonostante le tante richieste che avevamo ricevuto. Il Milan, il Napoli lo volevano. Deve dare continuità di prestazioni, ma non ce ne sono tanti in giro come lui. Già si intravedono qualità importanti».
A proposito di formazione, come sta Berardi?
«Sta meglio, è convocato, ha anticipato un po’ i tempi, saremo cauti. Lo vedo sereno, tranquillo. La condizione fisica non è ottimale, viene da un infortunio, vedremo a partita in corso se farlo entrare o no. Il Barcellona lo vuole? Non lo so, adesso gioca nel Sassuolo e ce lo godiamo».
Nell’intervista di Walter Veltroni sul Corriere dello Sport, Baggio ha detto che Berardi è il miglior talento del calcio italiano…
«Ho letto l’intervista di Veltroni. Berardi deve completarsi, ma per me è un giocatore da grande squadra. Lo ha dimostrato con i numeri, quelli contano. Deve mantenere quel desiderio, quella umiltà nel lavoro. Si è disciplinato tantissimo, ha grande voglia di lavorare. Quando si integra si fa voler bene da tutti. Non è mai stato un caso, va solo accompagnato».
Ha parlato degli attaccanti della Roma. Anche quelli del Sassuolo sono bravi e lei li cambia spesso nel corso delle partite…
«I miei attaccanti fanno un lavoro dispendioso. Richiedo determinati movimenti e anche negli allenamenti vengono spremuti. A partita in corso quando vedo che sono stanchi cerco di dare freschezza lì davanti. Hanno più bisogno di altri attaccanti di ricambi».
Floro Flores ha cominciato bene, sembra vivere una seconda giovinezza…
«Attraversa un ottimo momento di forma, sta bene psicologicamente. E’ arrivato qui da noi che aveva giocato pochissimo, ha ritrovato l’ambiente giusto che lo ha fatto tornare ad essere un giocatore importante. Deve continuare così, non deve abbassare la guardia. Altrimenti può tornare indietro».
Avrebbe potuto arrivare all’Olimpico a punteggio pieno…
«Ma affrontare la Roma a pari punti è una grande soddisfazione. Ce la giocheremo».
Rispetto ai primi due anni di A siete partiti forte. Cambiano quest’anno le prospettive?
«Oggi sono diverse, al terzo anno cerchiamo una grande continuità di lavoro. Prima raggiungiamo i 40 punti poi cercheremo di toglierci qualche soddisfazione».
Nella sua carriera di allenatore sta arrivando il momento delle scelte…
«Ogni anno faccio delle scelte. Anche quest’anno ho fatto quella di restare a Sassuolo senza prendere in considerazione altri discorsi. Ho voluto continuare a lavorare in una società che ha un grandissimo futuro».
Come ci si confronta sul calcio con il presidente di Confindustria?
«Entra poco nel merito, è contento quando si vince, è un vincente, anche nel ciclismo lo ha dimostrato. Abbiamo fatto un po’ di fatica all’inizio in serie A. Ma stiamo crescendo».
Il suo amico Totti quest’anno gioca poco…
«Ha anche l’età. Garcia sta cercando di dargli il minutaggio giusto. L’ho detto ai miei nell’ultimo allenamento. Quando Totti gioca ha sempre il colpo decisivo. Io ho smesso a 35 anni, non so come fa lui a continuare a 39. Se li porta bene, ha gli atteggiamenti giusti, lo vedo dal di fuori».
Lei, Montella, ora anche Panucci. Da quella Roma sono usciti allenatori importanti. Anche Totti potrà intraprendere questa carriera?
«Lui scherzando mi dice che vuole fare il vice. Non lo so, fai fatica a parlare di uno che non vuole smettere. Io ho capito di voler fare l’allenatore solo due anni dopo che ho smesso. Quando arriverà il momento Francesco saprà scegliere il suo ruolo».
Entrare all’Olimpico tra gli applausi dei suoi ex tifosi è sempre un’emozione.
«Li applaudirò anch’io. Sono sempre lo stesso. Siamo professionisti, dobbiamo rispettare la squadra per la quale lavoriamo. Ma ho una grande riconoscenza nei confronti della Roma. Spero che faccia bene da lunedì. A casa mia si tifa giallorosso. Soprattutto mio figlio. Lui oggi tifa per loro, non per me».