Eusebio Di Francesco, allenatore della Roma, al termine della partita di campionato contro il Torino ha rilasciato alcune dichiarazioni. Queste le sue parole:
DI FRANCESCO IN CONFERENZA STAMPA
Come mai un primo tempo così disordinato? E poi su Schick, possiamo aspettarcelo migliore?
Su Schick sì, devo dire che oggi non è stato neanche aiutato dalla squadra nel primo tempo dove siamo stati un po’ troppo compassati e lenti nel manovrare, leggeri nella manovra e volevamo la palla sui piedi: questo non esiste nella nostra idea di calcio. Nel secondo tempo ho cambiato assetto avvicinando un giocatore all’attacco e anche lui si è mosso molto meglio. Schick, come fu per Under, va aspettato. Viene dalla Sampdoria, ora è in un ambiente diverso. Lo scorso anno ha giocato poche partite da titolare nel girone di ritorno, ma lì è un ambiente diverso con ambizioni totalmente diverse. Ma chi capisce giocare di calcio e vede giocare Schick capisce che è un giocatore di talento. Va ancora costruito sotto tanti punti di vista, ma nel secondo tempo la sua prestazione è migliorata.
Quale sarà la caratteristica che servirà martedì per battere lo Shakhtar?
Secondo me più li facciamo palleggiare, meno li pressiamo e meno li andiamo a prendere e più avremo difficoltà. Ho già detto quale sarà la partita. Loro verranno qui all’Olimpico dove noi avremo un pubblico splendido, che sarà il 12° uomo ed essendo uno in più dobbiamo per forza andarli a prendere nella loro metà. Concederemo poco o niente all’avversario, questa deve essere la nostra mentalità, sapendo che più che ucraini sono brasiliani per la facilità di manovra e per come si esprimono. La partita d’andata è quella che farò vedere ai miei ragazzi, la differenza tra i due tempi: se riuscissimo ad avere per almeno 70 minuti l’atteggiamento che abbiamo tenuto per 50 minuti secondo me possiamo portare a casa la qualificazione.
Dello Shakhtar il Torino stasera non aveva proprio nulla…
Il Torino nel primo tempo mi è piaciuto molto, ha cercato di fare pressione facendoci sbagliare spesso il palleggio. Se analizziamo la partita, nel primo tempo meritavano loro, non noi. Nel secondo tempo siamo venuti fuori, con ottime qualità di giocata.
Oltre all’aspetto mentale, nelle ultime due settimane ha notato un miglioramento atletico da parte della squadra?
Se ci fossimo fermati al 45’ si sarebbe detto il contrario. Questo fa capire quanto è importante la testa, perché se lo abbiamo fatto nel secondo tempo potevamo farlo anche nel primo. Significa che ho dovuto modificare nella loro testa qualcosina. Aver cambiato il sistema di gioco sullo 0-0, dopo aver vinto con il 4-3-3 a Napoli, era perché dovevo cambiare qualcosa nella testa, e l’ho fatto avvicinando qualche giocatore di più all’area avversaria, e avuto i suoi frutti. E’ stata una scelta per cambiare qualcosa dal punto di vista mentale, per questo la testa fa sempre la differenza come in questo caso. Potevamo essere condizionati dal fatto di non aver fatto bene all’Olimpico, che sembrava terra di conquista per gli altri, oggi dovevamo riprenderci questo stadio e l’abbiamo fatto con convinzione.
Sembra che la squadra con Schick in campo giochi come quando c’è Dzeko, ma i due hanno caratteristiche diverse…
La palla alta non la voglio neanche con Dzeko, al massimo può essere una scelta finale. Ma non è sempre colpa degli altri. Ci siamo mossi poco bene tra le linee per prendere palla tra i reparti, cosa che abbiamo fatto successivamente molto bene. Questo ha influito. Non ha fatto male Schick nel primo tempo, ha fatto male tutta la Roma, avrei dovuto cambiare più giocatori. Per questo gli ho avvicinato un uomo nel secondo tempo, anche per le caratteristiche che ha: lui tende troppo ad aprirsi verso l’esterno, mentre nel 4-3-3 il centravanti deve giocare molto dentro e poco fuori: innanzitutto per stare più vicino alla porta, e poi se lui va sull’esterno è difficile che poi qualcuno chiuda un cross.
Finita l’era del grande turnover?
Ci sono momenti e momenti, quando l’ho fatto eravamo stati bravi raggiungendo ottimi risultati, quando l’ho fatto meno abbiamo fatto peggio: allora va bene tutto e il contrario di tutto. Quando si cambia, c’è un perché. Oggi magari non ha giocato Perotti e ha giocato Stephan, sono scelte ponderate in base a ruoli e caratteristiche.
La Roma è diventata più cinica e spietata. Cosa è cambiato?
Lavoro, campo e basta. Non conosco altre medicine. Dobbiamo ancora migliorare, abbiamo fatto delle partite straripanti senza fare gol. Oggi lo facciamo un pochino meno, ma quando mettiamo in campo determinate caratteristiche siamo forti, e dobbiamo continuare così. Ci voleva fiducia e ci vuole convinzione, nell’ultimo periodo abbiamo fatto tanti gol, speriamo di continuare.
E’ soddisfatto? Magari qualche rimpianto per il periodo no, visti i risultati di ora…
C’è una cattiva abitudine, anche nella mia squadra lo dico sempre. Io guardo avanti, senza pensare a quello che poteva essere ma a quello che possiamo fare. Noi possiamo fare ancora tanto, andandoci a prendere tante soddisfazioni. Magari per lo scudetto non avevamo le potenzialità delle altre, ma guardiamo avanti, per migliorare e costruire qualcosa. Si tende sempre a distruggere. Sono convinto che si possa costruire se si va tutti nella stessa direzione. Cerchiamo di guardare avanti, non indietro.
DI FRANCESCO A MEDIASET
Nel primo tempo Roma timida…
In effetti non abbiamo disputato un bel primo tempo, ha giocato meglio il Torino anche per nostro demerito perché abbiamo sbagliato troppo in palleggio, andavamo poco in verticale ed eravamo un po’ macchinosi nella manovra. Nella ripresa ho alzato Radja Nainggolan che ci ha permesso di avere più verticalità e cercare di osare un po’ di più. Siamo cresciuti anche dal punto di vista fisico, della pressione, come se all’inizio non fossimo brillantissimi. Anche sotto l’aspetto mentale io sentivo che i ragazzi soffrivano il fatto di non vincere all’Olimpico, che nell’ultimo periodo non avevo fatto benissimo ed era un partita che ci stavamo complicando da soli perché su due-tre errori abbiamo permesso al Toro di essere pericoloso.
Martedì con lo Shakhtar c’è un dentro-fuori fondamentale…
Loro sono un’ottima squadra ma il fatto che oggi abbiamo vinto ti fa capire che abbiamo superato questo piccolo scoglio che un pochino ci bloccava. Dobbiamo sfruttare meglio i calci piazzati, quello che prepariamo. Oggi abbiamo avuto molti angoli ma a volte sfruttiamo poco le capacità e le qualità e siamo un po’ frettolosi. Affrontiamo una partita veramente importante e il pubblico con lo Shakhtar sarà determinante. Abbiamo bisogno di 12 uomini in campo.
Schick?
Non ha fatto bene nel primo tempo come tutta la squadra, magari non è stato aiutato perché erano troppo distanti i compagni e non è stato servito nel modo giusto. Giocando da primo attaccante tende ad aprirsi un po’ troppo e lavorare meno dentro come voglio io ma sono giocatori che vanno aspettati. Ricordiamoci quello che ha fatto Under quando ha avuto la possibilità di giocare con la continuità che ha avuto per mettere in mostra le sue qualità. Patrick ha qualità importanti, da come si muove chi ci capisce di calcio lo vede.
Cosa ti lascia la partita di oggi per la Champions?
Secondo me il concetto di squadra della Roma deve essere sempre lo stesso. L’equilibrio deve essere alla base per poter andare avanti e diventare importanti e crescere ed è quello che non abbiamo avuto nel primo tempo. Spesso ci siamo trovati un po’ sfalsati, magari i tre attaccanti rimanevano su, gli altri rincorrevano, una squadra un po’ lunga. Con lo Shakhtar lo dovremmo avere ancora di più perché è una squadra più brasiliana che ucraina per quelli che sono gli interpreti e per quelle che sono le qualità che hanno davanti. Vi assicuro però che li possiamo mettere in difficoltà se sapremo mettere in campo quella determinazione e quella cattiveria sotto porta che a volte ci è venuta a mancare ma che adesso stiamo ritrovando, perché questi 7 gol credo che siano un bel biglietto da visita anche di fiducia per i ragazzi e per la squadra per affrontare al meglio questa gara.
Perché questa differenza tra i due tempi? Il pressing nella ripresa è stata l’arma in più…
Devo dire che ho cambiato e mi sono messo con il 4-2-3-1. Eravamo troppo distacco dagli attaccanti. Ho messo Radja vicino all’attaccante per avere più ripartenze che a volte sono state devastanti e per mettere in difficoltà la squadra avversaria, di puntare la linea difensiva. Doveva essere fatto anche prima ma nel primo tempo questo non è entrato nella testa dei miei ragazzi purtroppo. Ho cambiato sistema per facilitarli e per cambiare qualcosina nel loro cip, come ho detto io tra primo e secondo tempo.
Quanto rammarico c’è per non poter competere per lo scudetto?
C’è un grande difetto nel modo del calcio, a Roma in primis, ed è pensare a quello che potevamo fare, a quello che abbiamo lasciato e non a quello che possiamo fare. Secondo me possiamo fare ancora tanto, qualcosina abbiamo lasciato per strada ma non bisogna guardarsi troppo dietro e io devo guardare al futuro, anche attraverso le partite non positive, perché ci sono tanti ragazzi che sono arrivati da campionati diversi e che stanno migliorando e crescendo. Per questo io voglio guardare avanti perché tutto ci insegna e ci fa migliorare.
Sembra che con Alisson la Roma parta con un +2 di bonus…
Nella prima parte non ha subito un tiro, ora mi è stato chiesto di valorizzarlo quindi lo faccio parare (ride, ndr).
DI FRANCESCO A SKY
Un piccolo neo di questa serata nei primi 45 minuti?
Loro sono stati molto bravi nel darci le pressioni giuste nell’accorciare, noi abbiamo fatto tutto per metterci in difficoltà da soli nel palleggio. Venivano tutti incontro alla palla, nessuno allungava e andava in profondità. Poi nel secondo tempo ho messo Nainggolan dietro le punte, ho cambiato sistema. La partita era bloccata, non davamo le pressioni costanti, e abbiamo avuto risposte importanti. Da cancellare il primo tempo come approccio e mentalità, ottimo il secondo per quello che la squadra ha cercato.
L’osservato speciale Schick…
Per diventare grandi bisogna passare per il collettivo, Patrik anche lui ha fatto meglio nella ripresa. Nel primo tempo erano tutti un po’ troppo distanti. Lui da prima punta nel 4-3-3 tende ad aprirsi e giocare poco dentro, questo gli permette di attaccare meno la porta. Ha l’abitudine di muoversi in maniera diversa dall’attaccante da 4-3-3. Con un uomo vicino ha fatto molto meglio.
Come arrivate all’incontro di Champions League?
Vincere aiuta a vincere. Martedì bisogna giocare in 12, il pubblico sarà determinante, mi auguro che siano numerosi. Abbiamo bisogno del loro sostegno ma saremo noi a trascinarli con la prestazione.
I giocatori non sempre si muovono in conseguenza di quello che fanno i compagni…
Il concetto è di riuscire a riempire gli spazi giusti. Se prendiamo 10 giocatori e andiamo incontro è difficile creare situazioni di pericolo e spostare gli avversari. Nella ripresa la squadra si è mossa in maniera coordinata e ha creato pericoli importanti. Lavoriamo su un sistema di gioco e su principi, una volta che vengono, la squadra rimane corta quando deve recuperare e diventa più pericolosa.
Perché Schick non è lo stesso di Genova?
Servono continuità, abitudine, allenamento e conoscenza di quello che uno vuole. Viene dalla Sampdoria, dove non ha fatto moltissime partite da titolare. Ha dimostrato di avere grandi qualità tecniche, chi capisce di calcio lo sa che è di spessore. Deve imparare a conoscere al meglio certi movimenti. Nel 4-3-3 è un attaccante che si apre troppo e non riempie l’area creando le situazioni di sostegno per i compagni. Nel secondo tempo con un uomo vicino si è mosso meglio.
L’emozione di stasera al gol di De Rossi…
Grande emozione, contento del gol di Daniele. Per lui è una settimana difficile, ieri si è svegliato alle 6 di mattina per andare al funerale. Gli ho chiesto cosa volesse fare, ha detto che voleva giocare. Non ho esitato un attimo nel farlo giocare, al di là dell’impegno di martedì. Meritava questo gol per ricordare Davide al meglio.
DI FRANCESCO A ROMA TV
La chiave della partita è avvenuta negli spogliatoi?
Sicuramente sì, spesso quando una squadra è piatta nel muoversi insieme c’è qualcosa da cambiare. Ho avvicinato un uomo e Schick e gli ho facilitato il lavoro, anche per le pressioni sulla squadra avversaria.
Quella di De Rossi è una microstoria all’interno della partita?
Sicuramente sì, è il primo a cui ho chiesto se volesse giocare, poi abbiamo avuto la risposta sul campo.
Lo spostamento di Nainggolan può essere un tema per martedì?
Se mi chiami te lo dico, ma ora non posso (ride, ndr). L’avevo detto, il 4231 deve essere un valore aggiunto e oggi c’è stata la dimostrazione. C’è la capacità di saper cambiare, potremo fare valutazioni in corso. Magari in Ucraina avrei potuto fare il contrario, per correggere alcune cose.
L’inversione delle due mezzali?
A Napoli succedeva perché mettendo il centrocampista col piede opposto toglieva più giocate dentro, e col piede interno poteva ripartire. In questo caso avevo detto di rimanere così, senza spostare equilibri. Poi ho cambiato per creare meglio le catene, Strootman tendeva a venire incontro e allungare la squadra, per questo ho fatto questa valutazione.
La tua squadra in questo momento come appare?
Per me si può ancora far tanto, l’importante è non guardarsi dietro. Quello che abbiamo fatto nel passato deve essere un insegnamento, e ne abbiamo avuti. Sarebbe bello andare avanti, ci crediamo. Non sarà facile, ma con l’aiuto dell’ambiente e del pubblico sono convinto che faremo una grande gara.
Dal punto di vista fisico?
Se devo valutare in primi 45 minuti malissimo, ma era un aspetto mentale. La mia squadra è particolare in questo, ho imparato a conoscerla. Conosco le caratteristiche individuali dei calciatori.