Corriere dello Sport (G.D’Ubaldo) – Sereno, disponibile. Orgoglioso e emozionato. Si respira un’aria nuova nella sala conferenze di Trigoria, passando in appena quindici giorni dall’addio di Spalletti alla presentazione di Di Francesco. Il nuovo allenatore ha parlato di calcio, delle sue idee, dei suoi propositi e del cuore che ci metterà in questa avventura. Perché Eusebio ha voluto fortemente la Roma, l’ha aspettata, ha favorito il suo arrivo, risolvendo in maniera amichevole il rapporto con il Sassuolo. E da galantuomo, il primo pensiero lo riserva al presidente che gli ha permesso di arrivare nel calcio che conta: «Ringrazio Squinzi, quella di Sassuolo resterà una esperienza indelebile». Si è messo subito al lavoro. Da allenatore, ci mette la stessa energia che aveva quando era in campo: «Per me è un’occasione unica. Sono pronto a questa sfida. Sono sereno nell’affrontare questa bellissima avventura». Ecco c’era bisogno di serenità. E Di Francesco affronta con lo stesso stato d’animo l’argomento Totti, che era diventato un incubo per il precedente allenatore: «La società ha parlato con lui per quello che sarà il suo futuro da dirigente. A breve Francesco dovrà dare una risposta. Con lui ho un legame particolare e sarei molto contento di poter continuare a lavorare con lui, anche se in un’altra veste. Francesco è nelle condizioni di decidere insieme alla proprietà il ruolo».
Si è calato nella nuova realtà con entusiasmo, ieri alle otto era a sistemare la situazione dei suoi collaboratori. Nell’approccio con lo spogliatoio è partito da De Rossi: «E’ stata la prima persona che ho chiamato, è l’emblema della Roma per senso di appartenenza. Lui è l’idolo di mio figlio e sarà il mio punto di riferimento e della squadra a prescindere se giocherà titolare o meno». Il capitano tra un mese avrà 34 anni, ha bisogno di gestirsi. A Di Francesco piace anche Paredes in quel ruolo: «Lo considero un centrale, mentre Strootman è un’ottima mezzala e lo ha dimostrato nella crescita di quest’anno. E’ tornato a essere un giocatore trascinante, un capitano in campo».
Riguardo agli obiettivi da raggiungere, Di Francesco poi è stato chiaro: «Ci auguriamo un percorso più in discesa che in salita dal punto di vista dei risultati, sapendo che durante questo cammino potranno esserci momenti difficili. Dobbiamo trasmettere consapevolezza e una grandissima umiltà nel lavoro. Non voglio fare proclami. Dobbiamo avere tutti un atteggiamento di basso profilo. Io so quali sono le speranze della gente. Viviamo di concretezza e di speranza. Se partiamo da questi presupposti possiamo arrivare lontano. Non so dove, ma ci toglieremo grandi soddisfazioni». Raccoglie l’eredità di Spalletti, che in campionato ha collezionato numeri importanti: «Non dimentichiamo che la Roma ha fatto il record di punti e ha permesso di mandare in gol un suo giocatore più di trenta volte. Secondo me la Roma è una squadra di alto profilo, molto competitiva, con giocatori che definire interessanti è dir poco, e che ha avuto davanti, specialmente in campionato, un avversario fortissimo come la Juve. Ma ha dimostrato comunque di essere una squadra di livello top».
Ci tiene a sottolineare che la Roma ha puntato sulle sue idee: «Sono stato scelto per il mio modo di vedere il calcio. Non ho mai avuto atteggiamento remissivo e sicuramente non cambierò: faremo un calcio propositivo partendo dal 4-3-3. Con il direttore lavoreremo per il bene della Roma e cercheremo di mettere su una squadra forte». Il lavoro sarà la sua forza, ma si aspetta anche il sostegno dei tifosi, che ha imparato ad apprezzare: «Il pubblico a Roma è fondamentale, è il dodicesimo uomo in campo, la curva sa trasmettere qualcosa in più. Voglio portare un grande senso di appartenenza nella squadra, per alimentare questa magia». La Roma ha cambiato otto allenatori negli ultimi otto anni. Ma non è preoccupato da questo: «Nel calcio c’è sempre fretta. Il lavoro è determinante. L’ambiente lo conosco cercheremo di trasmettere entusiasmo. Dipende dai nostri comportamenti dal modi di porci, ma conta fare risultati, magari facendo divertire, come vuole il pubblico». Sa come affrontare lo spogliatoio, anche se non troverà i ragazzi del Sassuolo: «La cosa più importante è creare una grande compattezza. Sappiamo che dobbiamo trasmettere consapevolezza, grandissima umiltà nel lavoro. E dai giocatori mi aspetto molta disponibilità».
Che Berardi gli piaccia non è un mistero, ma non basta per dire che sarà un acquisto della Roma: «Delle disponibilità economiche risponde il direttore. Berardi è un ottimo calciatore. Un ragazzo che ho visto crescere. Questo non vuol dire che sia un obiettivo della Roma, parlo solo del giocatore al quale mi lega un’avventura splendida di altissimo profilo». Su Moreno ha dato il su avallo. E chiarisce: «Le scelte che facciamo sono condivise con il direttore, io lavoro per questa società insieme al direttore per farla crescere, non siamo due entità separate, tutti lavoriamo per il bene della Roma. Vogliamo costruire la squadra per vincere, vero direttore?», dice rivolto a Monchi. Non è spaventato dal salto dalla provincia a una squadra che vuole vincere: «Sicuramente è diverso. Ma non ho mai avuto un atteggiamento remissivo contro nessun avversario. Allenando una squadra con altre potenzialità l’atteggiamento non cambierà». Chiude con due giocatori dai quali si aspetta molto: «Florenzi speriamo di portarlo in ritiro. Può fare tanti ruoli, ha qualità anche nell’attacco della porta e nello stesso tempo ha fatto benissimo anche il terzino. E’ un giocatore che voglio allenare prima di indentificarlo in un ruolo. Nainggolan può fare benissimo diciotto gol pur giocando mezzala. Se parte un po’ spostato potrebbero essere facilitati i suoi inserimenti senza palla».