Corriere dello Sport (R.Maida) – Mikhail Surzhyn ha dieci anni e già fa il giornalista. «Signor Di Francesco, pensa che la sua Roma sia più forte di quella che ha perso con lo Shakhtar nel 2011?». Il bimbo ha vinto un concorso tra i piccoli tifosi promosso dal club ucraino sul canale Youtube, inviando una lettera che gli ha dato accesso alla conferenza stampa di vigilia della Champions League. Accompagnato dalla madre, Mikhail aveva un regolare accredito al collo e ha chiuso il giro delle domande. Di Francesco ha sorriso, da bravo padre, e poi ha risposto molto seriamente: «Non ho rivisto la partita di sette anni fa, perché le squadre sono completamente cambiate, ma conosco la forza dello Shakhtar attuale. Mi piace l’identità che gli ha dato l’allenatore, se la gioca sempre. Rispetto al passato il calcio ucraino punta più sulla qualità e meno sul fisico». In conclusione: «Ce la giochiamo alla pari, cinquanta e cinquanta. Non c’è un favorito in una sfida del genere. Ho fiducia nei miei perché sono in crescita, ci auguriamo di tornare a Roma con un risultato positivo che ci ponga in buona posizione per il ritorno. L’ho già detto e lo ripeto: non siamo appagati, il nostro obiettivo è andare avanti in Champions».
SPERANZE – La sala stampa del Metalist Stadium è calda e piena, mentre fuori la temperatura si è abbassata a -6. E stasera sarà anche peggio perché si gioca alle 21.45 ora locale. Ma a prescindere dal meteo, che pure potrà agevolare gli ucraini, Di Francesco ha in testa la sua strategia: «Vanno evitati i cali di tensione, essere continui sotto il profilo della concentrazione sia in fase offensiva che difensiva. Non sempre potremo comandare il gioco perché loro sono bravi nel palleggio. Ma sarà obbligatorio restare compatti, anche quando saremo spinti indietro nel baricentro». E’ convinto di aver trovato la formula giusta con il 4-2-3-1 ma avvisa: «Potrebbe capitarci di cambiare durante la partita. Vedremo cosa sarà più utile per affrontare una squadra che è più abituata di noi a certi climi e a certe serate. Di sicuro adesso che ci siamo assestati non voglio stravolgere l’assetto».
CRESCITA – Nella prima fase della Champions la Roma è la squadra che ha fatto meno falli (47) rimediando il minor numero di cartellini (4) tra le 32 partecipanti. La ragione principale è l’ottima condizione atletica di quel periodo. Ora Di Francesco conta di aver portato i giocatori quasi allo stesso livello: «Tra dicembre e gennaio abbiamo alzato i ritmi dell’allenamento rischiando qualcosa. E infatti abbiamo perso terreno in campionato. Non voglio dire che fosse tutto studiato però questo del 7-1, e meno equilibrio paradossalmente l’anno successivo, quando Ferguson tenne in panchina Rooney e Ronaldo al ritorno…».
IL RESTO – Tornando ai blitz da grande, la Roma ha saputo vincere un’altra volta al Bernabeu in una fase a gironi: 1-0 con gol di Totti, come ti sbagli, tra gli applausi dei tifosi madridisti che l’avrebbero voluto dalla loro parte. E sempre in era capelliana rimane nella memoria un 3-0 al Mestalla di Valencia, anche lì firmato per due terzi da Totti. Più di recente, almeno lontano dall’orto del Foro Italico, le imprese migliori sono state… non sconfitte: l’ultima è il 3-3 di Stamford Bridge con il Chelsea nella prima fase, assimilabile all’1-1 in casa del City di Dzeko con Garcia o a un identico risultato ottenuto sui campi di Barcellona e Arsenal. Lo scorso anno infine merita un cenno il 4-0 di Villarreal con tris di Dzeko. Ma quello era un sedicesimo di Europa League e non è la stessa cosa.
LE SCELTE – I problemi intestinali di Florenzi potrebbero convincerlo a lasciare fuori Ünder, che in una situazione di emergenza per caratteristiche potrebbe sbilanciare troppo la squadra: «Gengo ha fatto cose straordinarie, dimostrando di essere già un calciatore che determina tanto. Ma non è tanto il singolo, per quanto bravo, che scende in campo. Gioca la Roma. E la formazione non la dirò a nessuno, nemmeno ai calciatori prima della riunione tecnica, perché voglio tutti sul pezzo e concentrati al massimo». Si gira verso De Rossi, che gli siede accanto in conferenza stampa: «Nemmeno Daniele sa se gioca». Questa è una piccola bugia ma in una vigilia così ci sta tutto, anche confondere le idee all’avversario. Altrimenti baby Mikhail racconta tutto a Fonseca.