Il Messaggero – Agostino è di nuovo a casa, a Trigoria festa con tanti ex

«A volte per ricucire il filo della memoria basta un Ago». Sono le parole semplici di un figlio, Luca, nel giorno in cui suo padre, 18 anni dopo la scomparsa, viene ricordato a Trigoria. Se poi quel padre si chiama Agostino, fa di cognome Di Bartolomei ed è stato il capitano del secondo scudetto giallorosso, almeno per Luca passa in secondo piano. Quello che è importante, infatti, è che Ago, come ama chiamarlo – quasi fosse un tifoso qualsiasi – sia tornato nella sua seconda casa, quella calcistica.

La commemorazione di ieri a Trigoria – dove il campo A è stato intitolato ad Agostino Di Bartolomei con tanto di targa annessa – oltre a racchiudere la commozione dei 300 tifosi presenti e delle migliaia incollati alle radio locali per non perdere un secondo della cerimonia, regala serenità ad un figlio che non ha perdonato il padre che si è tolto la vita: «No, non l’ho perdonato ma credo che il perdono sia legato all’accettazione e da figlio non ho mai accettato il sacrificio che Ago mi ha chiesto. Credo che il fatto di non perdonarlo, d’altra parte, sia un modo di rimanerci legato». Si accoda la signora Marisa, mamma di Luca e moglie di Agostino: «Sono dovute arrivare persone giuste e sensibili, belle e pulite come mio marito perché il suo nome tornasse nella casa della Roma». (…)
Di Bartolomei e Baldini: la Roma di ieri di oggi. Ma a rappresentarle non ci sono loro: sulle tribune del nuovo campo in sintetico ecco comparire Sabatini, Fenucci, Tempestilli, Totti e De Rossi. Poco più in là, ci sono anche i compagni dello scudetto del 1983. Da Conti a Tancredi, passando per Chierico, Nela, Maldera, Righetti e Faccini. Passato, presente e… futuro. Già, perché insieme a questi volti noti, c’è spazio anche per 51 ragazzi della squadra esordienti giallorossa, presentati con la fascia al braccio, e con la scritta sulle spalle «10 Ago». Le note de «La leva calcistica del ’68» di Francesco De Gregori, fanno calare il sipario su una giornata particolare. (…)
Il Messaggero – Stefano Carina

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