Non si capisce se nel fantastico mondo di Mattia Destro sia più disarmante (per gli avversari) la puntualità con cui segna, o (per Garcia) la reazione dopo la sostituzione, quando Roma-Cagliari aveva smesso di essere una partita già da un pezzo. Nel dubbio Destro il centravanti si è sdoppiato, riuscendo in un colpo solo a diventare la perfetta sintesi di Vincenzo Montella e Marco Delvecchio, a colpi di brontolii verso la panchina e mani alle orecchie sotto la curva Sud, come a voler sentire gli applausi. «Sono io, sono io», ha fatto poi segno con le mani, indicando il nome sulla maglia. Lui, mister «un gol ogni 99 minuti». E già che la media sembrava alzarsi pericolosamente, dopo una partita a Empoli trascorsa a rincorrere i difensori avversari. Al minuto 10 di ieri avrebbe potuto già esultare per una doppietta. Troppa grazia, sufficiente l’1-0, ancora al Cagliari, alla squadra a cui aveva segnato le ultime reti (ben 3) giallorosse.
La rabbia E magari proprio la mancata doppietta – nel secondo tempo nuovamente sfiorata dopo un assist di Maicon – ha accentuato il nervosismo dell’attaccante. Tanto che quando Garcia ha deciso di richiamarlo in panchina per far entrare Pjanic, nel fantastico mondo di Destro si è fatta viva all’improvviso un po’ d’inquietudine, un misto di tristezza e di veleno. E così, in rapida successione, prima un saluto freddo all’allenatore, poi un’imprecazione appena preso posto in panchina vicino a Torosidis, infine il fratino scagliato in aria. Destro non voleva uscire, s’è capito. E lo sfogo l’ha spiegato così: «Come tutti gli attaccanti voglio sempre segnare, ero arrabbiato per il gol fallito, c’era la possibilità di farne tanti. È stata comunque una bellissima giornata, volevamo vincere e ci siamo riusciti. Ma alla Juve non pensiamo ». Domani a Trigoria si spiegherà con Garcia: «Sì, ci parlerò — ha detto il tecnico — Ma io sono contento perché ha fatto gol. È un giocatore importante, di qualità. Poi se c’è altro dovete chiederlo a lui…». Ma una pizzicata il tecnico francese non l’ha risparmiata: «Se ha carattere, in fondo, è anche una buona cosa per noi».Frase che pare la classica difesa d’ufficio. E invece non lo è se accostata a Destro, al quale spesso sono stati rimproverati i pochi scatti d’orgoglio. «Per essere protagonista dovrà migliorare alcuni aspetti del suo carattere», disse a fine maggio di lui il d.s. Sabatini. Perché bastasse il campo, la discussione non si aprirebbe neppure. Qui i numeri sono il miglior manifesto che un attaccante possa confezionare: gol numero 25 in 51 presenze in giallorosso, negli ultimi due campionati un centro ogni 99 minuti. La prova provata che c’è una Roma in grado di giocare anche con i brontolii e le mani alle orecchie del centravanti vero.