Quanto è lunga la notte? Quanti passi occorre fare – mentre dalle finestre di Trigoria entra solo il buio della periferia – per sciogliere quel grumo che c’è alla bocca dello stomaco e non sparisce prima che l’arbitro fischi la fine? A dieci anni dall’esordio in Serie A, Daniele De Rossi non lo ha ancora scoperto. Il derby per lui è uno spettro, un’insonnia feroce che solo la vittoria può compensare perché tutto il resto fa troppo male. Troppo.
Riscatto Inutile nasconderlo. Se la sconfitta nella finale di Coppa Italia è una macchia (o una gioia) indelebile, chi ha quel giorno tatuato sulla pelle è proprio De Rossi. D’altronde, su di lui come su Totti, pesa l’anatema che accompagna i romani «romanisti» alle prese con la Stracittadina: in questa partita perdono il 50% delle loro potenzialità. In fondo, la stagione scorsa è stata una sorta di paradigma della nuvola nera che ha accompagnato De Rossi negli ultimi derby: nella sfida d’andata l’espulsione per il colpo in faccia Mauri, in quello di ritorno l’uscita per un problema alla caviglia e nella finale di Coppa una prova anonima in linea con quella della squadra.
Pallotta & Stadio Stavolta, però, a Trigoria si respira un clima diverso, e non solo perché la Roma veleggia in testa alla classifica. Rudi Garcia infatti, oltre al gruppo, ha saputo rivitalizzare anche i singoli, e così anche De Rossi sembra essere tornato stabilmente a quei livelli che in Nazionale, gli sono comuni. Per questo, dopo una striscia negativa fatta di 4 k.o. degli ultimi 5 derby (più un pari), stavolta a Trigoria credono che l’inerzia possa essere invertita. Ci crede anche James Pallotta, «front-man» di una proprietà americana che finora, appunto, non si è mai imposta in una Stracittadina. «Stavolta devi farmi vincere», pare abbia chiesto il presidente a De Rossi. Daniele non ha fatto promesse, ma la voglia di rompere l’incantesimo è grande. Più o meno quanto quella pallottiana di vedere decollare la fattibilità del nuovo stadio, ragion per cui ieri ha avuto un contatto con Luca Parnasi, il proprietario dell’area dove dovrebbe sorgere l’impianto. Numeri alla mano, capitan Totti non ce la farà ad entrarvi da giocatore, ma se cemento, ambiente e burocrazia troveranno un punto d’incontro in tempi ragionevoli, è possibile che De Rossi ci riesca. E in quell’arena popolata solo da lupi, forse il derby casalingo sarà un’altra storia.
Gazzetta dello Sport – M.Cecchini