Il Messaggero – La Lazio sogna, Totti fa felice la Roma

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Adesso sono le parole a sostituire le emozioni. Finisce il derby dell’Olimpico, inizia il dibattito sul risultato. Perché, se restano i 9 punti di distacco tra la seconda e la terza, è la classifica di entrambe a cambiare: la Roma perde terreno dalla Juve e, in serata, finisce di nuovo a meno 3; la Lazio allunga sul Napoli, più 1, e resta in solitudine. Il pari dell’Olimpico genera comunque rimpianti. Il 2 a 2, con i giallorossi capacidirimontare 2reti ai biancocelesti, conferma l’equilibriodelduellodi altaclassificaeal tempostessoapreladiscussionesu quanto accaduto nei due tempi. Limitarsi, però, a indicare come colpevoli Garcia (prima) e Pioli (poi) sull’atteggiamento iniziale e in corsa delle due squadre o sulla formazione schierata in partenza e sulle sostituzioni fatte, seguendo il botta e risposta tra la terza e la seconda delcampionato,sarebbesuperficiale. Perché, per lo spettacolo e il pathos, la sfida dell’Olimpico è stata davvero entusiasmante e intrigante. Più dei dubbi su scelte e gaffe, rimangonole occasioni da rete, i gol, i protagonisti annunciati, gli errori dei portieri eanchedei lorocompagni. Al punteggio pensano il vecchio, il recordmanTotti, e il bambino, il talento Felipe Anderson. Che sia il capitano (38 anni) a rincorrere il brasiliano (21) rende il racconto del pomeriggio ancora più affascinante. E va pure oltre le scenografie romantiche delle due curve.

LATO A La Roma, lenta e distratta, fa cilecca nella prima parte. Tiri in porta: zero. Approccio (e non solo) che costerà il terzo pari casalingo di fila, mai successo con Garcia, dopo quelli con il Sassuolo e il Milan. Il 4-3-3 fa acqua in tutti settori. Maicon a destra non tiene la posizione e fa perdere la sua aManolas. Astori al centro resta solo e fragile. Dietro solo Holebas non trema. Pjanic si vede per l’inutile pressing nel 4-2-3-1 sbilenco. De Rossi si abbassa troppo e Nainggolan fa solo confusione. Non pervenuto il tridente: Iturbe non si accende, Florenzi entra già spento e Totti galleggia a centrocampo. La Lazio, invece, dà il meglio. Si abbassa compatta, con il 4-2-3-1 che si trasforma nel prudente 4-4-1-1 con Candreva e Felipe Anderson sulla linea di Biglia e Parolo e con Mauri e Djordjevic in pressione sulla linea arretrata giallorossa. Basta spinge più di Radu,anche perché a sinistra bastano e avanzano, a turno, Felipe Anderson e Candreva. Tanto lì Maicon non c’è mai. La differenza è nelle palle perse, conNainggolan primatista di quelle fatali. Anche gli altri non scherzano. Il gol di Mauri è il frutto dell’azione migliore della gara, dopoil regalo del belga. Splendida la pennellata lieve di Felipe Anderson e ottima la girata volante del capitano davanti a De Sanctis. Cheimiterà Nainggolan,consegnado il 2 a 0 alla Lazio: tacco diMauri e sinistro di Felipe Anderson da fuori area: il portiere giallorosso si distende con grave ritardo e fuori sincronia, prendendo le sue prime reti in un derby. Il brasiliano della Lazio è fin qui il man of the mach. Comparenegli ultimi 11 gol biancocelesti: 5 assist e 5 reti in 5 partite. Da quasi 31 anni (febbraio ’84) la Roma non si ritrovava sotto di due reti contro la Lazio dopo un tempo.

LATO B Il derby, dopo l’intervallo, diventa Totti contro tutti. Il capitano festeggia con tanto di selfie sotto la Sud la prima doppietta stagionale (ultima ottobre 2013, a San Siro contro l’ Inter) e ritrova il gol all’ Olimpico (digiuno che durava dal 2 Aprile) . In questo campionato aveva fatto centro solo su rigore (2) e, su azione, torna a segnare alla Lazio dopo quasi 10 anni (ottobre 2005). In mezzo alle sue 2 reti (sono 239), il palo di Mauri per il possibile 3 a 1. Ma le mosse di Garcia incidono nella ripresa. Strootman, dentro per Nainggolan, verticalizza con continuità e trascina i compagni all’assalto. Lo assiste Holebas, si fanno coinvolgere Iturbe e Ljaijc, in campo per Florenzi. La prima rete di Totti, con dormita di Radu, intimidisce la Lazio. Che arretra. La seconda prodezza addirittura rischia di essere letale. Perché terrorizza purePioli. Che, dopo aver tardato a cambiare, fa uscire insieme Djordjevic e Felipe Anderson. Sul centravanti, spazio a Klose, niente da dire: il tedesco avrà nel finale anche la chance del successo, sventata da De Sanctis che almeno si fa perdonare. Ma togliere il ragazzino, dentro Onazi per tornare al 4-3-3, è sembrata più presunzione che altro. Ha voluto stupire e gli è andata bene. Perché la Roma, di questi tempi, fatica ad alzare il ritmo. Ecco solo il tiretto da fuori di Strootman davanti ai biancocelesti intimoriti. Si fa male De Vrij. Tocca a Cavanda, con Radu, il peggiore del pomeriggio, slittato al centro. Iturbe chiede il cambio a Garcia proprio mentre sta partendo la standing ovation per Totti. Si rivede Destro. Anzi, nessuno lo vede.

Il Messaggero – U. Trani

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