Questa Roma di Garcia segna ma soprattutto non prende gol. Ci torna su questo argomento il Corriere dello Sport oggi in edicola con un articolo a firma Marco Evangelisti. Zero gol subiti in due partite. A Trigoria notano che questo inizio è come quello 2007-08 con Luciano Spalletti in panchina chiuso con il secondo posto in classifica. Medesima struttura iniziale, partenza in trasferta, tre partite in cui si potevano mettere in preventivo altrettante vittorie – qui manca il viaggio a Parma, in programma tra due lunedì.
Dopo di lui, tra i pali della Roma ha preso a ruotare un gorgo di nomi più vorticoso della girandola d’attacco di Garcia: Julio Sergio, Lobont, Goicoechea, Stekelenburg. L’onda del cambiamento si è placata solo adesso, con l’arrivo di Morgan De Sanctis. Sul quale sono state raccontate diverse storie piccanti. Che non ha la personalità per reggere Napoli, quindi neppure Roma. Che non si fa ascoltare dalla difesa. Che è vecchio.
La difesa lo ascolta. E’ costretta a farlo. L’unico modo di sfuggire al suo ininterrotto predicare è andarsene. Lo sentono anche in attacco. Quantomeno in allenamento, e i mal di testa ricorrenti del tecnico specializzato Guido Nanni sono un effetto collaterale. Durante le partite con il fracasso dello stadio è dura che la sua voce arrivi a cento metri di distanza. Ma chi sta lì nei paraggi dell’area lo sente. Detta istruzioni, chiama la palla, suggerisce movimenti, lancia invettive. Il silenzio di tomba che fluiva da Stekelenburg al confronto era inquietante.
Nel mezzo c’è Bogdan Lobont, ragazzo esperto. Al terzo posto Lukasz Skorupski, 22enne scaricatore di porto. Lo hanno definito così alcuni giocatori della Roma quando lo hanno visto a Trigoria e si sono spaventati. Adesso lo chiamano Ivan Drago, il che dal punto di vista politico è più corretto.