De Rossi: «Senad? A volte dopo un k.o. si dicono certe cose»

lazio-roma-esultanza-de-rossi

La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Sotto la barba c’è l’inizio e la fine di una settimana derby da Daniele De Rossi. Prendere o lasciare, qui c’è tutto. C’è la capatina dagli ultrà di lunedì scorso, un centrocampo governato a dovere, un’esultanza senza filtri dopo il 20. E c’è pure una dedica: da capitano ha portato i compagni a festeggiare la vittoria sotto una curva sud rimasta vuota per metà. «Era un abbraccio da parte di tutta la squadra – ha detto –. Per un tifoso dev’essere la morte interiore rinunciare a un derby. Non ne avevo mai vissuto uno così, è stato un giorno brutto: pareva di giocare in trasferta, sembrava Napoli».

DA SENAD A RUDI – Era l’Olimpico, invece. E De Rossi ha regalato momenti di estrema lucidità. Come quando non ha voluto calcare la mano su Lulic: «Le sue sono parole brutte e non le giustifico, però quando esci sconfitto a volte il dispiacere ti porta a dire cose di cui poi ti penti subito». Chissà se si sarà pentito quel tifoso che a Formello ha parlato di «guerra etnica». «Ma laziali e romanisti dividono la città, non ci può essere guerra. Ce ne sono già tante, lasciamole altrove. E quanto detto dopo la partita spero rimanga qui». Consiglio non recepito dal compagno di squadra Radja Nainggolan, che su instagram ha postato con una foto con la campagna Uefa «No to racism» commentando: «Qualcuno deve imparare queste tre parole?». De Rossi invece ha guardato oltre. «La vittoria ci dà tre punti d’oro, era strafondamentale vincere. Ma ora mica andiamo al Circo Massimo. Di nuovo al lavoro, sotto con Milan e Juve. Questo gruppo va in una direzione ben precisa». Sarà per questo che De Rossi ha avvertito intorno a sé un’aria diversa: «L’anno scorso vedevi gente che si parlava addosso e dava la colpa, ora c’è gente più motivata, lo staff tecnico ti tiene sempre sul pezzo». Avviso ai naviganti: la stoccata è tutta per Rudi Garcia. Questa è un’altra Roma. E questo è un altro De Rossi: «Prima credevo che la via giusta per non infortunarmi fosse quella di rallentare i ritmi. Dall’estate ho capito che sarei dovuto andare fortissimo, altrimenti…a casa. E le gambe ora stanno bene». Sta bene la Roma tutta, in verità: «I campionati si vincono così. Ci siamo sempre detti che il nostro limite era quello di non portare a casa le partite incerte come fa la Juve. Bene, facciamoci i complimenti». E non solo per la barba

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti