La Gazzetta dello Sport (A, Vocalelli) – Alzi la mano chi l’aveva previsto. Che il derby si sarebbe giocato senza Mourinho e Sarri in panchina. Toccherà adesso a due debuttanti assoluti nella stracittadina della capitale. Una sfida emotiva, addirittura più ancora che tecnica o tattica. Nelle mani di due piloti per definizione con una spiccata personalità. Perché De Rossi e Tudor non hanno il curriculum dei loro predecessori. Non hanno ancora il loro carisma dialettico. Ma hanno due caratteri forti, che già mostravano in campo.
Il pareggio. Quante volte si è sentita ripetere la storia dei due feriti…? Stavolta, no. Il pareggio potrebbe apparentemente permettere una settimana di serenità, ma in effetti non serve a nessuno. De Rossi è arrivato alla Roma e dopo due anni e mezzo in cui si diceva – e Mourinho diceva – che non si poteva giocare in modo diverso, ha trasformato la squadra. Ispirandosi…a Sarri. Passando cioè dal 3-4-2-1 del portoghese ad un classico 4-3-3. A Tudor è bastata una settimana per fare il percorso all’inverso. Basta col 4-3-3, immutabile a detta di Sarri, ed ecco un 3-4-2-1 che avrebbe fatto spellare le mani a Mourinho