La Roma domani affronterà l’Inter in trasferta per consolidare un primato in classifica a dir poco sorprendente. Uno degli uomini chiave di questo inizio sprint è senza ombra di dubbio Daniele De Rossi, che finalmente sembra essere tornato quello dei bei vecchi tempi. il centrocampista di Ostia ha rilasciato un’intervista a Sky Sport sull’ottimo momento dei giallorossi. Queste le sue parole:
“Gli anni passati giocavamo un gran bel calcio, ma poi ci spegnevamo. Io a Roma-Bologna dell’anno scorso non avevo giocato, poteva finire 3-0 il primo tempo. E’ importante anche analizzare la partita oltre quei 30 minuti di intensità. La gestione tranquilla della partita”.
Sul salvataggio al derby
“Importante per noi, per la classifica, per i tifosi, per il morale. In 10 contro 11, un derby che vincevamo, sono contento di aver salvato quel gol. Magari tirava fuori, per una volta diceva bene a noi”.
Su Garcia
“Annate disastrose, negative. I vecchi avevano bisogno di riscatto, volevano riscattarsi e ripartire da zero, cambiare registro. In questo è statao aiutato Garcia nella gestione del gruppo. Ma lui ci mette lealtà: mai sopra le righe, molto semplice, normale”.
Come hai convinto Garcia a correre sotto la curva?
Lui è molto partecipe alle nostre vittorie. Lui sta creando questa cosa così bella, è giusto che andasse da loro. E’ giusto contenersi, come abbiamo fatto noi: non serve eccedere, come quando si perde. Con contegno e discrezione abbiamo festeggiato tutti insieme.
Sul tuo rapporto con Garcia
“Ci ho parlato che ero ancora in vacanza. Mi parlava come fossi un giocatore suo, mentre tutti dicevano che andavo via. Tutti mi davano per fatto altrove, da qualche parte a firmare contratti. Lui mi ha trattato come un giocatore suo, mi è piaciuto questo: il senso di appartenenza. Ha subito parlato di lavoro”.
Sulla sua decisione di rimanere a Roma
“Negli anni precedenti ho rifiutato ogni proposta, quest’anno ho ascoltato le proposte esterne, ho pensato che potesse essere il momento giusto per ascoltarle. Le cose non sono andate bene lo scorso anno, voglio che le cose vadano bene per me e , quasi soprattutto, per la ROma e i suoi tifosi. Per me era un peso schiacciante non metterli d’accordo. Ma non potevo pensare che l’ultima maglia della Roma da me indossata potesse essere quella del derby. Un derby perso in finale era la fine peggiore che si potesse pensare per la storia d’amore tra me e la Roma”.
Sul tuo rapporto con la città. Parlasti di calunnie
Poi ripeto: non deve essere distorto questo fatto. Quando ho usato la parola calunnie ho usato la parola giusta. Non deve passare però il concetto che io stia male qui a Roma: non trovo scritte, non mi attaccano, nemmeno i laziali, posso girare tranquillamente per strada
Su Zeman
Venivo da una panchina, che avevo accettato non felice ma in maniera professionale. Solo dopo a casa avevo scoperto queste dichiarazioni. Di tante cose che mi rimprovero per la scorsa stagione, non c’è il lato personale: non ho reagito a queste parole, sono tornato come niente fosse. Io devo fare il calciatore: se lavori per 12 anni in un posto, capita anche il direttore di cui non condividi qualche idea. Ho continuato a rispettarlo, ci mancherebbe altro. Tornanre a parlare di quello sarebbe un togliersi dei sassolini dalle scarpe che io non ho
Sulla Nazionale
La Nazionale m’ha salvato. Ho rimesso dopo una settimana gli scarpini ai piedi e avevo la nausea: “Ma che ci faccio qui”. L’aria della Nazionale, da grande club, mi ha fatto bene e mi ha aiutato a rifissare gli obiettivi. La carriera deve andare avanti.
Il calcio in italia
Ne ho parlato e poi non mi sono piaciuto. Non è un giudizio positivo, però. In Germania e in Inghilterra campi perfetti, spesso da noi trovi campi di patate. Altrove atmosfere calde ma civili, begli stadi. Noi giocatori possiamo aiutare, ma c’è un modo latino, italiano di vivere il calcio che ci porta a fare risse in campo, parlo anche di me, ad esapserare. E’ un modo italiano di vivere il calcio, è difficile da estirpare totalmente. Razzismo? Più ignoranza che razzismo vero e proprio.
Sulla città di Roma
Di Roma mi piace tutto. Mi piace anche un pizzico di caos, di casino, di traffico. Io ho vissuto due anni a Campo de’ Fiori, è proprio Roma. Le famiglie romane che si tramandano il banco da generazioni, c’era amicizia con loro. E’ stato un periodo bellissimo della mia cvita. Amo quella zona, ma ora sto ad Ostia, con il mare davanti
Roma non è un limite alla tua carriera?
Lo è, oggettivamente, come lo è statao per altri come Totti. Non siamo come il Barcellona o il Real Madrid, ma a 30 anni non è un rimpianto, sono serenissimo. Francesco si è creato un ruolo così grande che è un orgoglio maggiore rispetto a quello di vincere trofei
In cosa vorresti ti somigliassero i tuoi figli
“Spero che i miei figli si amino quanto io amo loro. Spero che mi assomigli nell’onestà: dico qualche bugia, ma solitamente la verità”.
Sulla prossima partita
“L’Inter è l’avversario più difficile forse finora, anche se le altre non erano facili. Sono fortissimi, immagino una bella partita, abbiamo creato sempre tante occasioni. Dal punto di vista del gioco ci metterà in difficoltà. Con Mazzarri non ho mai lavorato, mi faceva piacere quando veniva accostato alla Roma, ha ottenuto risultati importanti, i numeri parlano per lui. Come noi, sembrava non avere una squadra, ma poi ha dimostrato il contrario”.
Sul soprannome Capitan Futuro
“Un soprannome che non mi ha mai fatto impazzire. Mi chiamano anche Danielino, anche se ho 30 anni. Sì, lo metto da parte ed è un orgoglio essere il vicecapitano quando c’è un giocatore come Totti davanti. va bene essere qualcosa in meno: pensare di subentrare a lui, però, non è felice. Io non voglio affrontarla subito questa cosa, saranno tutti dispiaciuti per lui. Non c’è bisogno di un sorpasso o di una fascia per essere felici”.