La Gazzetta dello Sport (A. D’Urso) – Due allenatori emergenti, ma anche due campioni del mondo del 2006. Daniele De Rossi e Alberto Gilardino: colleghi-rivali oggi, compagni e amici qualche anno fa in azzurro. Dopo l’abbraccio di rito, si sfideranno all’ora di pranzo in una partita da 5 continenti considerata la presenza, in entrambe le squadre, di calciatori provenienti da ogni angolo del globo. Un crash-test senza confini ambientato al Ferraris, dove DDR segnò (contro la Samp) il suo ultimo gol da calciatore in maglia giallorossa. Per lui e per alcuni uomini simbolo, come Paulo Dybala e Artem Dovbyk, quello di oggi a Genova vuole essere, però, soprattutto un nuovo inizio esaltante per un’altra Roma: quella in versione 3-5-2.
E se saranno poi i tanti “nazionali” o “internazionali” in rosa a decidere il match, tanto meglio. Perché dopo quella che assomiglia tanto a una falsa partenza (due pareggi e una sconfitta), il tecnico giallorosso chiede ai suoi una prestazione “mondiale”, questo sì, per spostare l’inerzia e portare a casa i tre punti. Potendo contare, peraltro, sull’energia fresca di Mario Hermoso e Manu Koné, gli ultimi acquisti sicuri e subito titolari: il primo al centro della difesa a tre, il secondo a centrocampo, campione di regolarità. E la curiosità del popolo giallorosso si concentrerà d’altraparte proprio sulla coppia Dybala-Dovbyk, appunto, chiamata a trascinare la squadra verso il primo acuto stagionale.
La Joya, tornata a Roma giovedì con Paredes e Soulé, è in ascesa dopo aver segnato in nazionale al Cile con la maglia numero 10 di Messi nelle qualificazioni mondiali. E il centravanti ucraino non vede l’ora di sbloccarsi, ricordando l’avvio in salita della scorsa stagione al Girona, quando segnò un solo gol all’esordio per poi restare a secco per 5 giornate di fila: dalla sesta in poi iniziò a carburare fino a vincere la classifica cannonieri della Liga. “Artem è pronto per giocare e giocherà, è importantissimo per noi — ha detto ieri DDR —. Noi dobbiamo aiutarlo a essere meno “attenzionato” dai giocatori e quando si sarà sbloccato non si fermerà più”.
E per una partita difficile come quella di oggi, un “mezzogiorno di fuoco” pieno di pericoli, De Rossi si affida pure ai muscoli e all’esperienza. Non solo quelli di Koné, Hermoso e Hummels, ma anche quelli di Pellegrini, per il quale ieri ha chiesto più rispetto. “La presenza di Mario e Mats ci dà possibilità in più, delle varianti a livello di modulo tattico e aumenta la nostra esperienza. Koné ha giocato sia da mezzala destra sia sinistra, può fare anche il mediano. Uno così permette anche agli altri di giocare più liberi. Senza Koné comunque abbiamo vinto tante partite, non dimentichiamolo. Paredes, Cristante e Pellegrini vengono rispettati meno di quanto dovrebbero in questa città, portiamo rispetto a chi ha tirato la carretta per tanti anni”.
E contro il Genoa dell’amico Gilardino, De Rossi si affiderà anche agli esterni Angeliño e Saelemaekers per allargare il gioco. Con un principio base: per vincere la Roma dovrà possedere il pallone il più possibile. Anche per curare il mal di trasferta (una sola vittoria nelle ultime 7 gare con DDR). “Il Genoa ha messo in seria difficoltà l’Inter e ha centrocampisti molto rapidi oltre a giocatori insidiosi come Vitinha e Pinamonti — ha concluso il tecnico —. Sappiamo che loro non sono ossessionati dal possesso palla come lo siamo noi. Se noi pensiamo di dover essere più pungenti in fase offensiva lo possiamo fare avendo di più la palla, non meno”.