La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – A volte succede. C’è una festa a cui tieni parecchio, poi arriva l’amico un po’ su di giri e rovina ogni cosa. Ecco, se fotografate questo stato d’animo, vi avvicinate parecchio a ciò che prova Daniele De Rossi, chiamato a festeggiare il 15° anno dall’esordio in giallorosso – 30 ottobre 2001, contro l’Anderlecht – masticando un pareggio che sa tanto di occasione sprecata, soprattutto perché a stopparlo è stato l’amico Skorupski. Provando a metabolizzare la delusione, le parole dell’azzurro, al solito, non sono banali.
15 ANNI – «Con la Juve è un inseguimento da 15 anni? È vero, ma il campionato è lungo. Se andiamo a vedere la classifica, la differenza tra noi e la Juve sta nei match contro il Cagliari e in questo contro l’Empoli. Coi rossoblù non abbiamo difeso come i bianconeri; stavolta invece bastava una parata in meno di Skorupski. Abbiamo creato tantissimo. Le tante occasioni sbagliate all’inizio ci hanno fatto credere che la partita fosse facile e non abbiamo concretizzato. Brucia perché volevamo stare dietro la Juve e staccare le altre». Ancora più deciso, comunque, Daniele lo è stato sui tifosi, giunti in 4.000 a Empoli e sempre decisi nella lotta con le barriere in Curva. «I tifosi ce li hanno tolti in casa e ce li riprendiamo in trasferta. Tifare è giusto, come essere puniti quando si sbaglia. Però quando la cosa diventa preventiva non va bene. Capita solo a noi questo. Non ci stanno facendo una bella figura».
IL FUTURO – Non la fanno neppure quelli che gli avevano pronosticato un rapido declino, cominciato nell’era Garcia. «Io posso solo ringraziare Rudi. Ci ha preso in un momento triste e ci ha dato una grande mano. Poi c’è stato l’Europeo con Conte, che mi ha fatto tornare a credere di poter fare il giocatore tenendo ritmi bestiali. A livello umano è una persona particolarissima, difficile ma leale e pulita nel rapporto con i calciatori. Se non si fosse creato un grande gruppo, anche io avrei lasciato la Nazionale, ma visto che siamo gli stessi, non potevo lasciare i ragazzi». I titoli di coda però sono sul giallorosso. «Sono 15 anni di Roma e sono contento. Spero che ci siano altri traguardi da raggiungere e sto qui anima e corpo affinché succeda. Io alla Juve? Non so se sia vero, loro hanno forza di comprare giocatori più forti di me. Col club del mio futuro non abbiamo parlato, ma anche se dovessi andare via, mi aspetto che mantengano lo stesso atteggiamento: questa piazza prima o poi deve vincere».