Marco De Marchi, ex giocatore di Roma e Juventus, è intervenuto durante la trasmissione La Signora in Giallorosso in onda su Teleradiostereo 92.7. Ecco le sue parole:
Un tuo giudizio sulla partita di ieri?
“La Juventus ha iniziato cercando di dettare legge e far capire che lo Stadium è un fortino. La Juventus ha dato una lezione mentale alla Roma, di conseguenza penso che abbia meritato la vittoria. La Roma si è resa conto delle qualità un po’ troppo tardi. C’è una differenza di mentalità. La Roma non ha sfigurato, ma quel gap si è visto. I giallorossi quando hanno intenzione di accelerare mette paura”.
E’ così diversa Roma da Torino?
“Roma, al di là delle problematiche a livello politico, è magica ed unica al mondo. Tutto ciò che viene percepito quando sei giocatore lì ti fa capire subito cosa vuol dire abitarci. Io ci ho giocato nel ’91 e non è stato un anno felicissimo per me. Io venivo dalla Juventus in prestito. Nella partita Juventus-Roma feci un autogol all’ultimo secondo e per me fu una coltellata enorme. Venivo dalla Juventus in prestito ed immaginate quante me ne hanno dette”.
C’è una differenza di ambiente?
“Un momento di appannamento per i bianconeri c’è stato nel momento in cui avevano bisogno di dare alla Juventus la “juventinità” e presero Conte. In quei due anni prima del suo arrivo che non si rivedeva la Juventus con quella mentalità”.
Che vuol dire indossare la maglia della Roma?
“Io ho indossato un po’ di maglie e devo dire questa cosa. Quando indossi la maglia della Roma con la Curva Sud dietro è una cosa unica al mondo. Ho giocato un anno solo e non è stato proprio positivo. Chi non ha mai indossato quella maglia non ha idea di cosa significhi. La carica della Curva Sud è un qualcosa di indescrivibile. Con la Juventus senti il peso delle coppe, della mentalità. E’ un qualcosa di diverso”.
La Roma è passione e amore mentre la Juventus gelida e vincente?
“Io mi sono accorto della passione a Roma nel primo giorno del ritiro. C’erano gli ultrà che mi insegnarono le canzoni. C’era un’atmosfera fantastica, ti sentivi coinvolto”.
E’ un limite secondo te?
“Sono i dati che fanno rispondere a questa domanda. Probabilmente è un limite. Di là si vince tanto e qui poco. Probabilmente è così”.
Voi giocatori parlate sempre bene…
“Anche Gigi Garzya ha risposto bene? (ride, ndr) Lui fu famoso per la risposta “sono completamente d’accordo a metà”. Lo abbiamo preso in giro per tutto l’anno”.
Avversario più antipatico?
“Io nasco interista e questa cosa scemò quando giocai contro l’Inter. Bergomi, Zenga e loro erano antipatici in campo. Ho questo ricordo di Batistuta che più gliene davi e più te ne dava. Van Basten menava. Antipatici nel vero senso della parola forse un po’ quelli dell’Inter”.
Allenatore più antipatico?
“Non ce l’ho. Ho avuto Trapattoni, Ottavio Bianchi. Quest’ultimo era un po’ musone, per i fatti suoi. Lui ci faceva fare l’allenamento a Trigoria e poi spariva. Diciamo che non era proprio un mostro di comunicazione, ma non proprio antipatico”.
I difensori della Roma potevano fare qualcosa sul gol di Higuain?
“Secondo me Manolas ha sbagliato. Lui ha avuto paura di procurare un calcio di rigore. Lì non serviva andare in scivolata e bisognava accompagnarlo. Ha fatto un intervento del vorrei ma non posso“.
Quanto è difficile fare il procuratore?
“C’è un elìte di agenti che gestisce campioni e di conseguenza fanno degli interventi a gamba tesa nel mercato. Dopo c’è una cerchia di agenti che lavorano per giocatori ottimi. Dipende da come uno lavora”.
Come sono cambiate la Roma e la Juventus rispetto ai tuoi tempi?
“Io sono stato il traghettatore da un calcio più vero e passionale, meno pompato da media. Oggi passa più il messaggio del Business. Io adoro Totti. Una volta scrissi una cosa che mi veniva dal cuore perché lui è il calcio fatto persona, che sia passione e talento. Mi sarebbe piaciuto che lui la leggesse. Mi è rimasta la passione per la Roma. Io tornai per vedere la finale di Coppa Italia tra Roma e Torino. Io ero all’Olimpico. Tornai a vederla da giocatore della Juventus”.
Perché ti sei arrabbiato per il cambio durante Juventus-Milan del 1990-91?
“Mi sono arrabbiato con Manfredi perché era un periodo in cui aveva cambiato modulo ed io non giocavo. Contro il Milan, quello vero, mi rimise dentro e cambiò modulo. Io mi prendo le mie responsabilità e non ritenevo fosse giusto togliermi dopo 20 minuti. Davanti a 50 mila persone mi ha tolto come se fossi io l’errore. Io mi arrabbiai perché non lo ritenevo giusto”.
Tuo primo gol in Serie A?
“Io segnai alla Roma con la maglia del Bologna. Ho segnato il gol dell’1-1 ed ho pareggiato la rete di Voeller”.
La lettera di De Marchi a Francesco Totti:
“Lettera aperta al Capitano : #FrancescoTotti !!! Oggi voglio esprimere il mio pensiero riguardo ad un Patrimonio Calcistico Italiano che si chiama #FrancescoTotti Questa è la mia personalissima classifica del giocatore di calcio professionista : – Calciatore normale – Calciatore gregario – Calciatore discreto – Calciatore buono – Calciatore ottimo – Calciatore Top – Calciatore Leggenda Di solito i Calciatori Leggenda, lo diventano quando smettono. In questo caso abbiamo l’esempio, forse unico al Mondo, di un Giocatore che è diventato LEGGENDA ancora prima di smettere !!! Qui, secondo me stiamo parlando di uno dei pochissimi giocatori nel Mondo che HA DECISO, 25 anni fa circa di cucirsi sulla propria pelle la maglia numero 10 della propria città : quella della #AsRoma !!! E nonostante, nel corso degli anni, gli fossero arrivate numerosissime proposte da altri Club, HA DECISO di non lasciare mai la propria Casa. Certamente, nel corso della propria carriera, qualche atteggiamento sbagliato ( in campo ) lo ha avuto, e a tal proposito io faccio questa domanda : ma chi non ha mai sbagliato ????? Io penso che non esista un altro esempio come Francesco ! LUI è Talento, LUI è Classe, LUI è Carisma, LUI è ROMA, LUI è Italia, LUI è il Calcio, LUI È LEGGENDA !!! Sicuramente il tempo passa per tutti, ma è proprio qui che si vede la differenza tra il giocatore Top e la Leggenda. Bastano pochissimi minuti per lasciare il segno. E la Leggenda lo lascia !!! Caro Francesco, ti ho ammirato, ti ammiro e ti ammirerò sempre perché sei L’Ultima Bandiera rimasta !!! E dovrebbero trattarti e tutelarti come il cimelio più prezioso che c’è !!! Tieni botta e continua ad illuminare lo Stadio Olimpico. Poi, quando lo riterrai, decidi tu quando sarà il momento di appendere gli scarpini al chiodo…e non farlo decidere agli altri !!! Il Calcio Italiano e Mondiale ti saranno sempre grati per aver offerto uno spettacolo Unico per oltre 25 anni !!! Mi piacerebbe un giorno incontrarti e stringerti la mano. Sono stato anch’io Capitano di una squadra gloriosa come Il Bologna, e, nel mio piccolo rispetto a te, non mi è stato permesso di diventare una Bandiera come avrei voluto e dovetti emigrare in Olanda. Per cui posso sapere quali sia il tuo stato d’animo in questi momenti. Nessuno potrà mai cancellare il tuo NOME, ricordatelo !!! Caro Francesco, scusa se mi sono un po’ troppo dilungato ( ne avrei tante altre da scrivere)… Ti auguro il meglio per il proseguo della tua vita, grazie di tutto !!! Un grande abbraccio da un tuo ex collega!!!“