Il Corriere della Sera (M.Sconcerti) – Se stasera il Napoli vincesse a Milano diventerebbe il riferimento di quest’ordine sparso che è adesso il campionato. Sulla carta si dovrebbe puntare almeno sulla legge dei grandi numeri. In Italia il Napoli non vince in trasferta dal 19 aprile, tre mesi abbondanti di partite. Le ultime hanno fatto però vedere una crescita che fa del Napoli di adesso la squadra più in forma, se non la più completa nel disordine universale. I vecchi del calcio da cui qualcosa ho imparato, a partire da Rocco e lo stesso Herrera, in annate come queste dicevano fossero alla fine determinanti i grandi attaccanti. Una Juve di Conte ha vinto con Matri goleador a sole 10 reti, ma lì era forte tutta la Juve. Qui diventa forte chi ha un semplificatore, chi dà ordine al gioco segnando. In fondo anche il Barcellona senza Messi perde. Se questa tesi elementare come il vino di vigna e ancora valida, il Napoli ha l’attaccante migliore e dietro una squadra che lo può reggere. La curiosità viene dal parlare così di una squadra appena nona in classifica con 6 punti di distacco dalle prime, un punto perso ogni partita. Ma questo sta nel canovaccio estemporaneo che tutti discutiamo. Una ragione che vedo a spiegazione è la diversa valenza del denaro. Prima decideva il mercato, oggi i mercati sono almeno due. Uno per i giocatori oltre trenta milioni e uno per quelli intorno ai cinque. Il primo mette insieme una ventina di giocatori, il secondo almeno duecento. Il punto è che nessun giocatore a questi livelli vale dieci volte il suo corrispettivo dal prezzo più basso.
A mio avviso l’Inter avrebbe più bisogno di Missiroli che di Kondogbia in questo momento, tanto per fare esempi. Così siamo pieni di esperimenti ricchi che hanno i tempi degli esperimenti e gli stessi esiti incerti. Ma con prezzi opposti. È questo rigor di logica che ci apre adesso alla libertà di pensare e farci trovare davanti allo sgomento di qualunque possibilità. L’aspetto forse più interessante è che aspettiamo la crescita delle vecchie grandi per restituire normalità, ma il problema non è di loro stretta competenza. Non dipenderà tanto dalla Roma, dall’Inter o dalla Juve, quanto dalle altre, le medio piccole, quelle otto squadre che non partono mai battute e possono anzi battere. Sono loro a dover cedere. Se resistono, non abbiamo squadre così perfette da prendersi tutti i pronostici e l’incertezza andrà fino in fondo. In Europa non va diversamente. Il possesso palla è sceso sul calcio globale come una livella fino a far tornare tutto al punto di partenza, al giocatore cioè capace di uno spunto secco in fondo ai passaggi. Cioè quello che dicevano Rocco ed Herrera. L’ordine sparso ha il vantaggio del coriandolo, cade in punti della stanza dove non guardiamo mai. È almeno il tempo di conoscere e fare pulizia.