La Repubblica (F. Ferrazza) – La vittoria per 2-0 contro la Lazio, regala sul finale una gioia ai romanisti e anticipa di una giornata – i giallorossi andranno a La Spezia domenica prossima – la chiusura di un campionato tribolato, deludente e pieno di rimpianti. Fonseca aveva gli occhi lucidi domenica sera all’Olimpico, elegante e talmente professionale da aver già avviato qualche prova per il futuro, per quel Mourinho che sotto a uno dei post su Instagram del club di Trigoria, ha fatto i complimenti al collega di cui tra poco prenderà il posto. “José sa che io sono qui per aiutarlo, se ha bisogno di un mio consiglio, io sono qui per dargli una mano“.
Umile fin quasi all’esasperazione, Fonseca da qualche partita sa che le ultime gare della sua squadra si sono trasformate in una vetrina in cui mostrare quello che si può tenere e quello che va assolutamente cambiato. Il passaggio al 4-2-3-1, oppure l’utilizzo con continuità di Darboe, entrato nei radar in questo finale di stagione. E uno dei migliori contro la Lazio. Il mediano è il simbolo di quanto di buono troverà Mourinho, che da tecnico-manager dirà avrà una supervisione, con i suoi uomini, anche sul settore giovanile di Trigoria.
Così come è un simbolo il ventenne di origine gambiana, lo è Edin Dzeko. Quindici anni di più rispetto al giovane collega, eppure ancora un attaccante capace di fare la differenza, come si è visto benissimo nel derby. Il bosniaco ha ancora un anno di contratto e, in pratica, le valigie pronte, chissà se da disfare con l’arrivo di Mourinho.
I sette milioni di stipendio sono una cifra molto alta, che però potrebbe essere spalmata su un altro anno di contratto (l’attuale scade nel 2022), ma tutto dipenderà da quanto i Friedkin (che sembra siano innamorati del giocatore) e, soprattutto, Mourinho, vorranno ripartire ancora una volta dal numero 9.