La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Nella tempesta ci ha navigato sempre, anche quando vinceva. Perché le vittorie di José Mourinho sono sempre arrivate tramite giochini, stratagemmi, intuizioni che facevano salire la tensione alle stelle. Problemi che il portoghese in carriera a volte ha saputo risolvere, altre no. Andando incontro ai quattro esoneri della sua carriera (due con il Chelsea, uno con il Tottenham e Manchester United), oltre alla rescissione consensuale con il Real Madrid nel 2013.
Mourinho ha dovuto combattere contro i nemici, sia interni sia esterni. A volte se li è creati ad arte, altre se li è trovati lungo il percorso. Al Porto, ad esempio, per imporre la sua leadership se la prese con Vitor Boia, un monumento del club, alzando subito la posta. Gli consegnò lo spogliatoio e lo portò a vincere i primi trofei della sua carriera. La storia si ripetè anche al Chelsea, quando si scontrò con Ricardo Carvalho, uno dei suoi fedelissimi di sempre. Prendersela con il figlioccio gli regalò autorevolezza davanti a tutto il gruppo, tanto che il Chelsea poi vinse la Premier. All’Inter ha rischiato di crollare per tre volte: la prima nel match contro la Dinamo Kiev, la seconda in semifinale di Champions contro il Barcellona e la terza dopo la sconfitta a Firenze, che aveva regalato il primato in classifica alla Roma. Alla fine conquistò il Triplete.
Ma ci sono anche tanti passaggi a vuoto nella storia di Mou, legati soprattutto agli esoneri, che è bene dire, gli hanno comunque messo un sorriso addosso: dalle 4 volte che è stato cacciato, l’allenatore ha incassato 97,674,480 milioni di euro. Il primo esonero, con il Chelsea, arriva a settembre 2007, dopo un pareggio interno in Champions con il Rosenborg. A Madrid arrivò a farsi molti nemici anche dentro lo spogliatoio delle merengues (tra questi anche Sergio Ramos e Casillas), tanto che quando Florentino Perez decise di mandarlo via i cocci erano ovunque. Se ne torna in Inghilterra, dove colleziona tre esoneri consecutivi: ancora Chelsea, poi Manchester United e Tottenham. Con le prime due, però, riesce ancora a vincere, con il Tottenham ci va vicino, ma Levy lo manda via prima della finale di FA Cup. Adesso la storia l’ha portato a Roma, dove la strategia è sempre la stessa: creare tensione per alzare l’asticella.