La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – Ormai è dai tempi di Al Bano e Romina che la nostalgia è “canaglia” per definizione. Nessuna sorpresa, perciò, che persino lo Special One non si possa sottrarre – come tutti i comuni mortali – alla regola di rimpiangere il passato.
La gara contro il Verona dovrebbe aver confortato il sempre più cupo José Mourinho sul fatto di avere a disposizione delle seconde linee divenute finalmente affidabili, dovendo attraversare le forche caudine del doppio impegno settimanale, sempre che la pratica Salisburgo venga risolta in modo lieto giovedì prossimo.
Così, in una Roma in cui infortuni e stati di forma hanno a volte ribaltato le gerarchie di inizio stagione, si sono finalmente messi in mostra quei giocatori su cui la dirigenza aveva puntato e che avevano dato per il momento risposte altalenanti. In vetrina c’è andato Ola Solbakken, il norvegese che ha risolto la partita con un gol da attaccante vero.
L’apprendistato non può dirsi certo terminato, ma Ola ha risposto anche ruvidamente a tanti suoi ex tifosi ed ex compagni del Bodo che gli scrivevano come avesse fatto un errore ad andare alla Roma. Il senso della sua risposta è stato chiaro: “Fatevi i fatti vostri”. E ha avuto ragione.
Ma se Solbakken è una scommessa, forse la migliore notizia per Mourinho è l’aver rivisto quasi ai livelli storici una trimurti italiana che ha scritto pagine importanti non solo in giallorosso. Ci riferiamo a Leonardo Spinazzola, Stephan El Shaarawy e Andrea Belotti, che contro il Verona hanno ritrovato un rendimento da maglia azzurra. Soprattutto il terzino ha messo in mostra alcuni colpi del suo repertorio che hanno incantato, come ad esempio il tacco con cui ha fornito l’assist vincente a Solbakken.
Ma anche il Faraone da diverse partite, sia da attaccante che da uomo “a tutta fascia”, garantisce spunti e copertura. Discorso diverso quello per il Gallo che, in attesa di tornare goleador, è tornato almeno a fornire una prova di sacrificio degna dei giorni migliori.
Detto che Wijnaldum sta crescendo, l’altro sorriso arriva dai giovani. Bove ormai sta scalando gerarchie, senza contare che Zalewski – ormai veterano – viene impiegato in tre ruoli diversi al bisogno. Insomma, non sarà il migliore dei mondi possibili, ma finché i Friedkin non gli daranno udienza, Mourinho dovrà pescare in questa rosa.