La Gazzetta dello Sport (A. Vocalelli) – Arriva il derby. Chiedete a un tifoso della Roma: “Qual è il giocatore che ti fa stare più tranquillo?”. Non ci penserà un attimo e vi risponderà: “Svilar”. Passate poi a un tifoso della Lazio e fate la stessa domanda: “Qual è in questo momento il calciatore che ti fa stare più tranquillo?”. Anche in questo caso vi farà un nome, senza pensarci: “Mandas”, sicuramente il migliore in campo contro il Bodo Glimt. I due portieri sono in questo momento i più gettonati. E questo dice qualcosa sulle difficoltà che hanno gli uomini deputati a scatenare, almeno idealmente, le maggiori fantasie: trequartisti e attaccanti.
Ma Svilar e Mandas non hanno soltanto questo in comune. Sono anche i portabandiera di due scuole calcistiche che, nel ruolo di portiere, non sono mai state tradizionalmente ai vertici. Svilar è nato in Belgio, ma ha scelto la nazionale serba.
Da qualche anno, invece, insieme al calcio è cambiata anche la geografia dei numeri uno. Gli italiani, dicevamo, erano considerati – quasi per distacco – i più bravi, insieme a tedeschi, spagnoli e inglesi.
La verità, o meglio la realtà, è che certi pregiudizi o convinzioni hanno subito un crollo negli ultimi tempi. Basti pensare ai portieri stranieri nelle nostre squadre: un tempo si contavano sulle dita di una mano, mentre oggi sono addirittura più numerosi di quelli cresciuti in casa. Ci sono rappresentanti classici come il francese Maignan e lo spagnolo De Gea, ma anche autentici fuoriclasse un po’ fuori dal circuito più scontato, come lo svizzero Sommer. Scorrendo le formazioni, è facile accorgersi di un cambiamento addirittura radicale: al Bologna c’è un ottimo portiere polacco, Skorupski, mentre al Torino c’è il serbo Milinkovic Savic, autore di prestazioni eccellenti.
D’altronde, il calcio è profondamente cambiato negli ultimi quindici-venti anni, non solo a livello regolamentare, ma anche dal punto di vista tecnico. Anche al portiere si richiedono qualità diverse: le basi sono fondamentali, ma insieme all’esplosività e alla fisicità, si privilegia la capacità di saper giocare con i piedi, per renderlo funzionale nel lavoro di impostazione.