Il Messaggero (S. Boldrini)- L’addio di Paolo Maldini al Milan, ufficializzato ieri sera “con effetto immediato” è il botto: fa rumore, scatena polemiche, alimenta i dibattiti, infiamma i social, ma non può, onestamente, sorprendere. Fa male, pensando anche ai casi di Del Piero e Totti per citare i più emblematici, ma nel football moderno i sentimenti sono confinati spesso all’ultimo posto della scala di valori. Davvero qualcuno pensava che prima o poi con Gerry Cardinale, imprenditore statunitense di origini italiane, non si sarebbe verificato uno scontro ideologico/culturale.
Ha presentato a Maldini il conto del mercato fallimentare della scorsa estate e del quinto posto in classifica, divenuto quarto in virtù della sentenza-Juventus. Cardinale vuole giovani di prospettiva magari da rivendere a peso d’oro, Maldini preferisce i campioni pronti per l’uso e magari anche la mancanza di empatia tra i due.
Non basta essere stati calciatori leggendari per proporsi come dirigenti di alto livello. In Italia parliamo di Del Piero e di Totti, altre bandiere ammainate: dipendesse dai tifosi, sventolerebbero ancora, ma gli imprenditori seguono altre logiche. È l’American way: prendere o lasciare. E pensando a Totti, riflessione finale: i Friedkin sono sbarcati a Roma nell’estate 2020 e Francesco non è ancora tornato nella casa madre.