Pagine Romaniste (Alessio Nardo) – Trenta giorni al fischio d’inizio, al via della grande kermesse in Russia. Il mondiale è ormai alle porte e il primo squillo è del Brasile, forse la favorita numero uno per la vittoria finale. Il ct Tite, senza perder tempo, ha già diramato la lista definitiva dei 23 calciatori convocati. Fuori Dani Alves per infortunio, come da previsione, oltre a gente del calibro di Alex Sandro e Talisca, esclusi per scelta tecnica. Il primissimo pilastro da cui partirà la costruzione della Seleçao, chiamata al riscatto dopo il deludente 4° posto nel mondiale casalingo del 2014, con tanto di umiliazione in semifinale ad opera dei tedeschi, risponde ovviamente al nome di Alisson Becker. Un ragazzone che da queste parti abbiamo imparato a conoscere. E ad amare.
Non è più una sorpresa. Tutti, in Europa e nel mondo, si sono accorti di lui, anche grazie all’entusiasmante percorso in Champions League della Roma, giunta ad un passo dalla finalissima di Kiev. Il portierone classe ’92, alla sua prima stagione da titolare lontano dalla madre patria, ha sfoderato per tutto l’anno prestazioni e parate da autentico fuoriclasse. Tite non ha dubbi, sarà lui il guardiano della squadra, con Ederson (uno che ha vinto la Premier col Manchester City, non proprio l’ultimo arrivato…) e Cassio del Corinthians costretti alla panchina. Dopo aver soltanto annusato un trofeo con la maglia giallorossa, Alisson proverà a prendersi la soddisfazione più grande in verdeoro, tentando possibilmente di non imitare Paulo Roberto Falcao, che in comune con l’estremo difensore ha il talento innato, seppur in ruoli diversi, e il club di nascita a livello calcistico: l’Internacional di Porto Alegre.
Il Divino fu il primo giocatore straniero della Roma ad esser convocato per un campionato del mondo. Ovviamente nel 1982, in Spagna. Un super Brasile, “guastato” dai suoi estremi (il modesto portiere Valdir Peres e il macchinoso centravanti Serginho) e soprattutto dalla tripletta di Paolo Rossi in quel memorabile match dello stadio Sarrià di Barcellona. Per Paulo Roberto una delusione atroce, attenuata dallo scudetto vinto in giallorosso pochi mesi dopo. Dodici anni più tardi, nel 1994, andò decisamente meglio a Pluto Aldair, che negli Stati Uniti sconfisse in finale proprio l’Italia, ai calci di rigore, laureandosi campione. Impresa soltanto sfiorata nel ’98 dallo stesso Alda, assieme a Cafu: battuto, il Brasile, all’ultimo atto dalla Francia di Zidane a Saint Denis. Il Pendolino seppe attendere con pazienza, alzando al cielo da capitano la Coppa del Mondo nel 2002, a 32 anni, dopo aver sconfitto a Yokohama la Germania di un altro grande ex romanista, Rudi Voeller.
Niente più brasiliani giallorossi al mondiale sino all’edizione del 2010 in Sudafrica, quando l’allora commissario tecnico Carlos Dunga decise di portar con sé un bel terzetto: il difensore centrale Juan, titolarissimo in tandem con l’interista Lucio, oltre a due riserve di lusso, il secondo portiere Doni e il jolly Julio Baptista. Fu uno dei mondiali più tristi e amari per la Seleçao, sbattuta fuori in rimonta, ai quarti di finale, da un’Olanda pimpante, guidata da un Wesley Sneijder da Pallone d’Oro. Infine, nel 2014, toccò a Maicon godersi la gioia di una convocazione strameritata, dopo un’esaltante stagione con la Roma di Rudi Garcia. L’ex interista, durante la competizione, riuscì persino a togliere il posto da titolare a Dani Alves, macchiandosi (assieme ai suoi compagni) di quell’1-7 rimasto inevitabilmente nelle memorie di un popolo intero. Starà ad Alisson e agli altri 22 opzionati da Tite cancellare e archiviare per sempre quella terribile figuraccia.
TUTTI I BRASILIANI DELLA ROMA CONVOCATI AI MONDIALI
1982: Falcao
1994: Aldair (CAMPIONE DEL MONDO)
1998: Aldair, Cafu
2002: Cafu (CAMPIONE DEL MONDO)
2010: Doni, Juan, Julio Baptista
2014: Maicon
2018: Alisson