Il Tempo (E.Menghi) – Ha posato la valigia e ha fatto la storia. Semplicemente Dzeko. Se la Roma americana entra per la prima volta tra le prime otto d’Europa, traguardo che in passato aveva raggiunto in tre occasioni, Coppa dei Campioni compresa, è grazie al gol più importante della carriera del bosniaco, che non aveva mai segnato in uno scontro diretto in Champions League, nemmeno col grande City con cui si era spinto al massimo fino agli ottavi di finale, e senza metterci la firma. Gli «esperti» dei quarti erano solo due, l’amico Kolarov e capitan De Rossi, ma Edin nella gara dal coefficiente più alto della stagione ha fatto molto più che riscattarsi, ha preso per mano la squadra, ha combattuto su ogni pallone, ha fatto scatti da centometrista e ci ha messo l’anima. Lui che ama la Roma, i suoi tifosi che hanno saputo elevare l’Olimpico alla qualità che merita in una notte così, lui che ha scelto di restare in questa città per vincere qui quando poteva correre a Londra da Conte. Ma lo dicono in tanti, che siano qui di passaggio o col biglietto di sola andata per la capitale, togliersi una soddisfazione in giallorosso vale più di tanti successi altrove. Lo ha capito ieri sera Dzeko, l’ha vissuto, l’ha creato.
Ha fatto un gol che porta la Roma alla centesima partita in Champions (vecchia e nuova) della sua storia, ha fatto esultare uno stadio intero e l’ha fatto vibrare. Per un momento il «mai ‘na gioismo» radicato nell’essere romanista è stato cancellato da una rete che cambia la storia, il destino, la stagione. La svolta che raramente arriva, eccola là, servita con l’esterno destro sull’assist di Strootman al minuto 52 di Roma-Shakhtar Donetsk. Non sempre si scivola sulle bucce di banana, non sempre ci si accontenta, la squadra di Di Francesco si scopre ambiziosa e archivia definitivamente il capitolo mercato, indigesto al tecnico, tormentone nella testa di Dzeko. Tutto passato, tutto finito. Edin c’è, magari meno bomber rispetto alla seconda era Spalletti, ma decisivo. Il gigante bosniaco con il suo quattordicesimo centro nelle competizione europee con la maglia giallorossa scavalca Delvecchio nella classifica dei mattatori europei capitolini e si infila sul podio alle spalle di Manfredini e Totti, rispettivamente con 18 e 38 reti. A dargli una mano ci ha pensato Under all’andata, quel gol al 41’ ha permesso alla Roma di ieri di farsi bastare un 1-0, soffertissimo, e non poteva essere altrimenti.
Ogni minuto è sembrato un’ora, le lancette immobilizzate dalla paura di rivivere una beffa, di ricascare negli errori passati e invece no, stavolta è andata come doveva andare. Come volevano che andasse. Ci hanno creduto tutti, dal principio, giocatori e pubblico, uniti in un’unica incredibile missione firmata Dzeko. Il centravanti di Sarajevo è uscito una manciata di minuti prima del triplice fischio e l’Olimpico gli ha riservato una standing ovation: «Deve essere per tutti, non solo per me, perché tutti abbiamo fatto il nostro, siamo meritatamente ai quarti. Ora non ci penso a chi troveremo ai quarti, ce la giochiamo con tutti. Siamo tra le otto più forti d’Europa, quindi siamo forti anche noi». E ha un gusto speciale per il bomber con la valigia: «Io non volevo andare via, tutta la stagione si gioca per partite così. Andare avanti e giocare con le più forti è un grande orgoglio per noi».