La Gazzetta Dello Sport (A.Schianchi) – Il destino, spesso, è un avversario dispettoso che si diverte a giocare con l’uomo e magari lo riduce a cambiare il corso della propria carriera. Quarant’anni fa, a causa di due terribili infortuni alle ginocchia, Carlo Ancelotti sia accorse che non aveva più la leggerezza di prima e arretrò il suo raggio d’azione, da trequartista si trasformò in mediano e fu il periodo dei suoi successi. Forse anche a Nicolò Zaniolo toccherà qualcosa di simile, dopo che avrà recuperato dall’infortunio di lunedì sera: meno volate in progressione e un lavoro più da assist-man che da finalizzatore. E’ la capacità di adattamento unita al coraggio a fare la differenza e indicare la soluzione, la storia del calcio è una miniera d’esempi. Quando i muscoli di Gullit cominciarono a cedere, dopo un lungo infortunio, decise che, se voleva continuare il mestiere, doveva trovarsi un nuovo ruolo. C’è chi, sfruttando l’infortunio di un compagno e l’intuizione di un allenatore, scoprì il genio nascosto in lui: è il caso di Paul Scholes. Quando nel Manchester United si fece male Roy Keane, Sir Alex Ferguson ebbe la pensata di arretrare Scholes, che fino ad allora era stato centravanti e poi mezzapunta. Un’idea vincente per i Red Devils e per il calciatore, che in poco tempo diventò uno dei migliori registi. Marcello Lippi prese Zambrotta e da esterno d’attacco lo fece diventare terzino, Serse Cosmi convinse Fabio Grosso a spostarsi da trequartista a fluidificante ed entrambi, nella nuove posizioni, sono diventati campioni del mondo.