Corriere della Sera (A. Bocci) – Dalla paura alla gioia sfrenata. L’Italia si rialza un momento prima di cadere, risorgendo nel primo tempo supplementare di una partita piena di sofferenza, quando l’Austria sembrava pronta a saltarci addosso. I ragazzi del Mancio la sfangano grazie all’orgoglio, alla capacità di rimanere attaccati alla partita nei tanti momenti brutti e ai cambi. Ci pensano due riservisti a mandarci nei quarti di questo Europeo che stavamo per buttare via: Federico Chiesa, che sino adesso aveva segnato solo nella goleada all’Armenia e Matteo Pessina, per la gioia dell’allenatore che sostiene di avere tutti titolari.
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Il primo dentro o fuori però è una notte stramba, prima buia e poi piena di luce: mai gli azzurri sono stati così incerti e timorosi. Una squadra slegata, incapace di sfondare il bunker austriaco sino all’intervallo, in confusione nella ripresa e salvata dalla Var sul gol di Arnautovic.
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Il trentunesimo risultato di fila permette a Mancini di staccare Pozzo. Ma gli ultimi sei minuti sono sofferenza liquida: Kalajdzic riapre la partita interrompendo l’imbattibilità azzurra a 1169’. Sufficienti però per staccare Zoff e mettere in bacheca un altro record. Gli azzurri hanno molto da brindare, ma anche tanto da riflettere. Il 2 luglio, a Monaco di Baviera, contro il Belgio di Lukaku o il Portogallo di Ronaldo servirà un’altra Italia.