Corriere della Sera (L. Valdiserri) – Con una cifra minima di 60 milioni di euro in tre anni, facilmente alzabile a 75 attraverso bonus non difficili, Paulo Dybala avrebbe garantito il futuro a dieci generazioni di figli, nipoti e pronipoti. Il prezzo sarebbe stato andare in pensione a 30 anni, sogno di tutti noi lavoratori dipendenti, accettando la proposta dei sauditi dell’Al Qadsiah.

Una cifra tanto fuori mercato da avere, apparentemente, convinto la Joya ad accettarla. Non si dà un calcio a una fortuna di quelle dimensioni. Quello che di mattina sembrava fatto, a sera è cambiato, con la velocità di un contropiede: Dybala ha detto no ai sauditi e ha ripreso in mano il suo presente e il suo futuro.

La stragrande maggioranza dei tifosi social della Roma ha massacrato la società dei Friedkin per aver lasciato la porta aperta alla partenza della Joya. Nessuno sa la vera verità, come diceva Vujadin Boskov, perché questa trattativa durata mesi (tre sono stati gli approcci dei sauditi) sembra davvero “Rashomon” di Kurosawa, dove ogni attore raccontava la storia alla sua maniera.

Una cosa è certa: l’offerta al ribasso dell’Al Qadsiah, quasi un’umiliazione per il club giallorosso, ha prodotto quello stop che ha concesso a Dybala altro tempo per prendere la decisione della vita. Bisogna saper vincere, stravincere può far perdere. Domenica sera, all’Olimpico, i tifosi della Roma vivranno un’altra serata di calcio indimenticabile. Emozioni che sembravano far parte di un calcio che non esiste(va) più. Brividi legati a una maglia quando in tanti erano sicuri che le bandiere non esistevano più. Società, squadra, tifosi, Dybala: il momento di stare tutti stretti e uniti è adesso.