Il Messaggero (A. Angeloni) – Che sia una moda, una tendenza, una casualità. La vittoria di corto muso alla Max Allegri, alla quale la Roma si sta abituando, porta tre punti e consapevolezza. L’uno a zero è il risultato (quasi) perfetto, quello che ha caratterizzato il grande Milan anni 90 degli invincibili di Fabio Capello, sulla carta è sempre poco spettacolare.
La goleada ha maggiore appeal, questo è chiaro, ma nell’epoca del risultato a tutti i costi, conta vincere, anche per un solo centimetro, appunto, come nelle corse di cavalli. Ce lo vedete Mourinho che parla di corto muso, con un accento livornese alla Allegri? Forse no, ma la sua Roma ora come non mai è tornata ad essere sempre più a sua immagine e somiglianza: segna al minimo, subisce poco e, al momento, ha ripreso a vincere e correre verso la speranza.
Poi ogni uno a zero ha la sua storia. A La Spezia, ad esempio, la rete dei giallorossi è arrivata in ritardo, al minuto 99, mentre contro l’Atalanta è stata firmata alla mezz’ora ed è stata difesa fino alla fine.
Nell’ultima occasione è stata importante la resistenza ai tentativi di attacco nerazzurri, in Liguria il gol di Abraham è arrivato come liberazione dopo un assedio di quasi cento minuti, con 31 tiri verso la porta di Provedel.
L’ultimo successo contro l’Atalanta somiglia più a quelli contro il Torino o l’Udinese, arrivate sempre grazie alla rete dell’inglese, oppure a quella con il Cagliari (Oliveira) sempre in casa. Di diversa natura i successi per due a uno contro Sassuolo e Cagliari in trasferta, anche qui vittorie di misura, ma per due a uno e non per uno a zero.