Corsi: «Spalletti e Sarri fuoriclasse e innovatori, ma oggi finirà pari»

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La Gazzetta dello Sport (L. Calamai) – «Il mio amico Luciano è un uomo solo al comando nel pianeta Roma». Spalletti è uno dei suoi «figliocci». Proprio come Sarri. E oggi saranno uno contro l’altro nel derby del Sud. Fabrizio Corsi li ha scelti, li ha aiutati e li ha accompagnati alla conquista del calcio vero. «Serie C, terza di campionato, Empoli-Como. Perdiamo per colpa di una doppietta di un altro vecchio amico, Cecconi. Spalletti a fine gara mi dice: “Fabrizio, se vuoi ti scrivo la lettera di dimissioni”. Gli rispondo secco: “Ma che sei diventato bischero! Ride ben chi ride l’ultimo”. Fummo promossi battendo ai play-off il Como».

Spalletti e il caso Totti.
«A Totti intitoleranno una strada, uno stadio, la sede della Roma ma se oggi dovessi affrontare i giallorossi e vedessi Totti in campo dal primo minuto sarei un presidente felice perché avrei un vantaggio».

Il tecnico ha accusato Totti di giocare a carte di notte alla vigilia della partita di Bergamo.
«Il problema è che la società non aiuta Luciano. Un dirigente dovrebbe passare per le camere alle undici di sera. E se qualcuno gioca a carte avanti con le multe. Invece Spalletti deve fare anche il dirigente».

La migliore qualità di Luciano?
«Non smette mai di studiare. Nell’anno in cui è stato fermo è andato in giro a guardare i più bravi. Ci sono suoi colleghi che magari hanno vinto un titolo e si sentono fenomeni. Come se il calcio finisse con loro. Se Luciano resterà alla Roma il prossimo anno inventerà qualcosa di nuovo tatticamente».

Il risultato di Roma-Napoli?
«Di sicuro non 0 a 0. Immagino un pareggio. E non è certo una bella notizia per Spalletti».

Il pareggio farebbe sorridere l’altro suo figlioccio.
«Lo confesso, a inizio stagione ero preoccupato per Sarri. Avevo paura che non sarebbe riuscito a convincere i campioni partenopei ad accettare il suo calcio che è tutto allenamenti e sacrificio. Invece, dopo un mese Higuain era già innamorato di Maurizio. Il Napoli poteva vincere lo scudetto».

Invece vincerà ancora la Juve.
«Ma non è colpa di Sarri o dei giocatori. Il problema è l’ambiente. Quello bianconero regala dieci punti in più alla Juve. Un Higuain con la maglia della Juve non sarebbe esploso beccandosi tre turni di squalifica. C’è troppa pressione intorno alla squadra».

Torniamo all’allenatore Sarri.
«È un maniaco di pallone. Vive per il calcio. E insegna un calcio nuovo. Che spero diventi un modello di riferimento per il calcio italiano».

Lo scontro con Mancini?
«Una battuta da bar che non devi fare davanti a un collega. Ma non voleva offenderlo. È roba da toscanacci. Maurizio è un brontolone nato. Si lamentava spesso anche a Empoli. Una volta, dopo dei torti arbitrali, disse: “Forse dobbiamo indossare anche noi maglie a strisce”. A noi toscani certe frecciate vengono naturali. Ma Empoli non ha la visibilità di Napoli. Sarri non deve alimentare la fama di brontolone. Non lo aiuterebbe nella sua carriera».

È vero che Maurizio ha una trentina di schemi su calci piazzati?
«Su una ventina garantisco io».

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