C’è uno zero che grida vendetta e Daniele lo sa. Ma sa anche che attaccarlo come un donchisciotte contro i mulini a vento potrebbe essere perfino controproducente. Certo, se non fosse che l’unica partita buona per cancellare quel fastidioso zero (nessun gol segnato in questa stagione, davvero un brutto record) è proprio il derby, che non è solo un derby ma è anche la finale di Coppa Italia.
E De Rossi mal digerisce il derby, come chi è allergico all’aglio. Lo vive troppo da tifoso, con l’ansia e lo stress di tanti tifosi giallorossi che soffrono questa partita molto più di altre. E se la devi giocare allora è un problema. E se devi dimostrare che sei il campione di sempre può essere un problema in più. Può portarti a strafare, a finire sopra le righe di uno spartito che non puoi interpretare solo individualmente, ma insieme alla squadra. (…)
Pochi dimenticano ad esempio che proprio nell’ultimo derby di campionato Daniele un mezzo gol lo ha fatto togliendo con un intervento disperato il pallone del possibile 2-0 ad Hernanes, ormai a cinque metri dal gol. Quel gesto tecnico e atletico decisivo è costato molto a Daniele: la sostituzione a inizio ripresa con la caviglia gonfia come un melone. E un nuovo difficile recupero per rimettersi in una forma accettabile. Un gol, magari quello della vittoria per rovesciare il tavolo di una stagione in grigio (…).
Ma che non sia un chiodo fisso. Il gol può arrivare quando meno te lo aspetti a capo di una prestazione gagliarda ma intelligente. Di cuore, come è nel temperamento di Daniele ma con la freddezza e il raziocinio che richiedono certi appuntamenti. E anche una buona dose di furbizia, quella che forse è spesso mancata a Daniele nei derby, presi troppo d’impeto, troppo lancia in resta. Non è facile trovare l’equilibrio giusto se giochi contro la Lazio e sei tifoso della Roma da sempre. Il compito di De Rossi in questi due giorni, oltre a rifinire una forma atletica che non sempre lo ha sorretto quest’anno, sarà quello di misurare emozione e determinazione, obiettivo e possibilità. Non si è campioni del mondo per caso. Un gol che ne vale cento. Sognare si può. Segnare anche.
Corriere dello Sport – R.Boccardelli