Finalmente ce l’abbiamo. Un portiere affidabile, sarebbe a dire. E’ il sospiro che si avverte passeggiando con finta aria distratta tra i giocatori della Roma che chiacchierano allontanandosi dal campo di allenamento, sudati, stanchi, quasi ilari come non si vedevano da un po’.
Morgan De Sanctis li sente e non cambia espressione neppure a pagarlo. E’ arrivato a Roma convinto di non essere un portiere finito. L’avevano fatto sentire così a Napoli. O meglio, era stato lui stesso a procurarsi tutto lo stress della situazione, con un certo masochismo, con una certa sicurezza in se stesso.
SEGNALI – Ha 36 anni, «ma dal punto di vista fisico sembra un ragazzino» , garantisce una voce anonima dall’interno del sancta sanctorum tecnico. Anche dal punto di vista mentale. Coltiva dentro di sé una rabbia infinita, troppo grande per restare oltre gli occhi, oltre la barba chiara. Tutto ciò che continua a ripetere è: «Voglio giocare una grande stagione, mi serve una grande stagione». Se può essere un segnale, adesso nelle partitelle di preparazione quando un giocatore arriva davanti al portiere i compagni del momento gli suggeriscono in quale punto della porta tirare. Con i portieri precedenti tutti tacevano, giusto perché segnare appariva semplice. «E’ un ragazzo di cui ci si fida. Lo si capisce subito» , continua la voce anonima. A Roma in tanti lo conoscevano, per averci lavorato insieme o per averci lavorato contro. Chi deve fargli gol in allenamento forza il tiro e spesso sbaglia. Anche questo è un segnale.
PARABOLA – Pirata, poi. E’ soltanto uno che sa esattamente quello che vuole. Voleva lasciare Napoli, non per problemi con la tifoseria, alla quale ha dedicato un poemetto a lettere cubitali sui giornali. E’ che era stanco. Quattro anni a tenere l’ultimo baluardo di una squadra in crescita, con fan affamati di consolazione e di vittorie a gridarti sulle spalle. Ogni volta che scorgeva il pallone avvicinarsi all’area gli si appesantiva il cuore. L’allenatore con il quale aveva aperto una linea di credito se n’è andato ed è arrivato uno che parla spagnolo.
Meglio andarsene, ricominciare. Anche in un altro posto che ti massacra con il peso delle curve e delle tribune sulle spalle. Lui e la Roma si sono incontrati a metà di una doppia parabola. Sono le forze del destino. In giallorosso neppure il portiere della Nazionale olandese ha funzionato. De Sanctis però non è il portiere della Nazionale olandese. E’ stato, anche se per breve tratto, il portiere della Nazionale italiana, terra di poeti, santi, navigatori ed estremi difensori.
Morgan De Sanctis ha conquistato anche il presidente James Pallotta. Questi all’arrivo presso l’albergo della squadra ha voluto parlare singolarmente con tutti i giocatori. Al nuovo portiere il boss della Roma ha proposto una scommessa. Morgan, ha detto, sono sicuro che se battessi un rigore ti segnerei. De Sanctis ha ribattuto di essere a sua volta certo di pararlo. La sfida non è stata ancora portata a compimento ma se si riuscisse a organizzarla la posta sarebbe devoluta in beneficenza.
Corriere dello Sport – M.Evangelisti